Archivi del mese: Gennaio 2015
Bronte, il Vice Sindaco Nunzio Saitta si dimette da consigliere comunale. Altri 5 mesi ed i cittadini brontesi toglieranno l’intera giunta comunale dal palazzo comunale per fine mandato di Firrarello
Si torna a sparare nel catanese Gambizzato esponente del clan Laudani
TENTATO OMICIDIO
Giovedì 15 Gennaio 2015 – 21:54 di Laura Distefano
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L’agguato è avvenuto a San Giovanni La Punta. La vittima, Francesco Pistone, ex reggente dei Laudani, è ricoverato al Cannizzaro. Indagano i carabinieri. (FOTO EVIDEO di Antonio Condorelli)
SAN GIOVANNI LA PUNTA – Agguato a San Giovanni La Punta: i killer però non hanno centrato l’obiettivo. Oppure si è trattato di un avvertimento. Francesco Pistone, 52 anni, ex reggente del clan Laudani, è stato colpito alla gamba da diverse pallottole sparate a distanza ravvicinata. La vittima era ferma davanti a un esercizio commerciale di viale della Regione quando è stato ferito. Erano le 19,30, scene da far west.
Sul posto sono giunti immediatamente i carabinieri della Compagnia di Gravina, che stanno indagando sul fatto di sangue. Massimo riserbo da parte degli inquirenti che già stanno lavorando per cercare di raccogliere elementi utili per rintracciare i responsabili del tentato omicidio.
Vista l’appartenenza di Franco Pistone alla cosca dei Laudani, Musi i Ficurinia, le indagini si muovono all’interno della criminalità organizzata. L’inchiesta è stata affidata infatti al pm Alessandro La Rosa della Direzione Distrettuale Antimafia.
Da una prima ricostruzione sarebbero stati esplosi numerosi colpi di pistola da parte dei sicari. La via dove è avvenuto l’agguato è stata transennata dai militari che stanno eseguendo i rilievi sulla scena del crimine. Il traffico è deviato in direzione Viagrande.
Francesco Pistone è stato trasportato con un’ambulanza del 118 all’ospedale Cannizzaro dove è ricoverato e piantonato dai carabinieri. Bocche cucite da parte dei sanitari sulle condizioni di salute. Il 52enne però non sarebbe in pericolo di vita.
A Bronte diciamo: ” primma fa dannu e po’ ti nni va’ ” In giro la voce che gira e’ questa : ” ma non crio chi taccunu a quaccunu” risponde l’altro: ” a nullu taccunu picchi a Bronti i cosi si fanu pi umanita’ pi iutaru u prossimu commu ti raia a diri pi fari na missioni, va u capisti!!!!
Cara Di Mineo: Si dimette Luca Odevaine
A seguito dell’inchiesta mafia Capitale e del suo arresto, Luca Odevaine era solo stato sospeso. Oggi arriva dal carcere la decisione delle dimissioni.
Nonostante l’arresto del super consulente prima di Castiglione, poi del Presidente Anna Aloisi e poi dipendente part-time del Cara di Mineo alle dirette dipendenze del direttore generale Giovanni Ferrera, Luca Odevaine era stato solo sospeso dalla sua carica.
Oggi giunge la notizia delle dimissioni di Odevaine.
Intanto proseguono le indagini in Sicilia sul Cara di Mineo due le inchieste una a Catania e l’altra a Caltagirone, una la pista privilegiata, quella di Luca Odevaine e si attendono sviluppi clamorosi.
Salvi in Commissione Antimafia: si parla di Ercolano, C.A.R.A. e Ciancio
E’ un appuntamento importante quello di oggi in Commissione Parlamentare Antimafia; in seduta aperta, il Procuratore di Catania Giovanni Salvi espone ai membri della Commissione i principali problemi legati alla presenza della mafia sul territorio catanese. Intervista a Claudio Fava.
I principali argomenti, come racconta a Sud Press l’Onorevole Claudio Fava, Vice Presidente della Commissione, sono cinque : la pericolosità della mafia militare catanese, i rapporti tra mafia, imprenditoria e politica, la vicenda legata al mancato rinnovo del 41bis per Aldo Ercolano, i risvolti delle inchieste sul C.A.R.A. di Mineo ed i procedimenti legati all’editore catanese Mario Ciancio.
“Il Procuratore Salvi – afferma l’Onorevole Fava – ha prima di tutto voluto porre l’attenzione sulla pericolosità militare della mafia catanese, troppe volte sottovalutata rispetto a quella palermitana, portando ad esempio il recente ritrovamento a Librino di un arsenale prima d’oggi mai visto. Si è confermato inoltre il paradigma che vede Catania centro di un potere mafioso trasversale che tocca imprenditoria e politica”.
“Sulla vicenda legata ad Aldo Ercolano – continua Claudio Fava – il Procuratore ritiene attuale la pericolosità e la caratura criminale del soggetto in questione. Proprio in questi giorni sarà fatta un’interrogazione al Ministro a proprosito”.
“Sul C.A.R.A. non possiamo ancora dire molto, perché come avete visto sono state aperte delle indagini oggi e si stanno valutando i rapporti con la Cosa Nostra catanese”.
“Per quanto riguarda invece Mario Ciancio, sono state esposte le nuove indagini che su richiesta del gip si basano sull’ipotesi di incriminazione per concorso esterno. L’esito ancora è sconosciuto ma verrà rivelato nei prossimi giorni. Sono poi altre due i versanti d’indagine che riguardano Ciancio; prima di tutto il Procuratore ha confermato la scoperta diconti correnti in Svizzera per 40 milioni di euro mai dichiarati, neanche nello scudo fiscale di cui Ciancio si è avvalso, e l’altro versante sulla cessione di diritti televisivi mascherati con ipotesi di evasione. Rimane dunque alta – conclude il deputato catanese -l’attenzione giudiziaria su Mario Ciancio”.
Terza trappola per Lucia Borsellino Non piace più al cerchio magico
IL CASO
Mercoledì 14 Gennaio 2015 – 16:22 di Accursio Sabella
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Dopo la vicenda “Humanitas” e l’addio del dirigente Sammartano, anche la nomina dei manager della Sanità Cantaro e Pellicanò diventa un caso. L’assessore porta in giunta il provvedimento, ma i colleghi prendono le distanze.
PALERMO – All’ordine del giorno, il punto è fissato ormai da tempo: “Definizione dell’iter sui manager della sanità”. Ma nemmeno ieri, in giunta, si è sciolto il nodo. Dietro il burocratese, infatti, c’è la nuova trappola per Lucia Borsellino. I manager in questione, del resto, hanno già fatto ampiamente discutere. Si tratta di Salvatore Cantaro e Angelo Pellicanò, scelti dal governo per guidare due aziende sanitarie catanesi. E congelati dallo stesso governo, spaventato dall’entrata in vigore del decreto Renzi che stoppa le nomine dirigenziali per i pensionati. E pensionati sono i due aspiranti direttori generali del Policlinico Vittorio Emanuele (Cantaro) e dell’ospedale Cannizzaro (Pellicanò). Nomine firmate da Crocetta il giorno prima della pubblicazione in Gazzetta del decreto “anti-pensionati”, ma non ancora ratificate dalle commissioni competenti.
Dietro il fatto in sé, che ha già portato, tra le altre cose, a furibonde discussioni a Palazzo dei Normanni, alla predisposizione di due pareri legali che affermano sostanzialmente due principi opposti, all’apertura di un fascicolo alla Procura etnea e anche a una circolare del Ministero della Funzione pubblica, c’è la politica. C’è una guerra fredda, sotterranea, che ha come teatro proprio la giunta di governo. C’è un passato troppo recente che invita i nuovi assessori a qualche prudenza in più. C’è, soprattutto, un assessorato che piace a troppi.
Lucia Borsellino ha provato a portare in giunta la vicenda dei manager, chiedendo, appunto, di revocare le nomine di Cantaro e Pellicanò, sulla scorta del parere fornito dall’Avvocato dello Stato Giuseppe Dell’Aira. Un parere che, in sintesi, afferma che il rapporto di lavoro si definisce all’atto della firma del contratto. Firma che sarebbe giunta dopo l’entrata in vigore del decreto Renzi. Da qui, la decisione di avviare l’iter di revoca. Una decisione, ha chiesto Lucia Borsellino, che andrebbe formalizzata, però, “collegialmente dal governo”. Ma i colleghi “nicchiano”. Nessuna delibera, nessuna firma. Troppo alto il rischio di una possibile richiesta risarcitoria. E del resto, la recente approvazione – il caso vuole che anche questa facesse seguito a un parere dell’Avvocato dello Stato Dell’Aira – della delibera sulle assunzioni a Sicilia e-Servizi ha portato alla citazione in giudizio, da parte della Corte dei conti, di mezzo esecutivo oltre al governatore e all’ex pm ora amministratore unico della società, Antonio Ingroia.
Così, Lucia Borsellino è stata messa all’angolo. “Decida lei”, fanno sapere dalla giunta. “Ci porti una soluzione definitiva, giuridicamente certa”. Gli assessori pretendono che sia l’assessorato, tramite la Segreteria tecnica, a prendere una posizione chiara. Che le nomine vadano revocate, insomma, dovranno metterlo nero su bianco gli uffici di piazza Ottavio Ziino. E se ne assumeranno le responsabilità, insieme all’assessore.
Ad incombere e a rafforzare il rischio di un contenzioso, come detto, è la circolare del ministro Marianna Madia che ha clamorosamente sconfessato l’interpretazione che l’Avvocatura ha dato della vicenda. Un parere, quello di Dell’Aira, arrivato dopo quello richiesto sempre dal governatore all’Ufficio legislativo e legale. In quel caso, però, il dirigente Romeo Palma aveva, nella sostanza, dato l’ok alle nomine poi stoppate da Dell’Aira. Nomine che, essendo giunte il giorno prima dell’entrate in vigore del decreto, non incorrerebbero nel blocco previsto dalla norma. Uno “stop”, del resto, che aveva sollevato non pochi dubbi. Il presidente della commissione Salute Pippo Digiacomo arrivò a parlare di pareri in qualche modo “orientati”. Dichiarazioni rese anche ai pm di Catania, che hanno aperto un fascicolo. Su quelle nomine, insomma, una guerra. Perché?
Da ambienti governativi filtra una “lettura” inedita della vicenda. Quella delle nomine di Cantaro e Pellicanò rappresenterebbe solo la nuova trappola tesa nei confronti di un assessore, Lucia Borsellino, che in passato e anche su questo giornale, pur non giungendo ad annunciare l’intenzione di dimettersi, aveva manifestato il proprio malumore. Un malumore già emerso, ad esempio, in occasione del complesso iter di scelta dei manager e le “provvisorie” designazioni dei nuovi commissari da parte di Crocetta, nonostante incombesse il bando per la selezione dei vertici di Asp e ospedali siciliani. “La scelta di nominare i nuovi commissari – disse Lucia Borsellino pochi mesi dopo l’insediamento del nuovo governo – è stata condivisa con l’intera giunta”. Ma l’ammissione, da parte della sempre cauta Borsellino sulle “lunghe discussioni” che precedettero la prima, mega infornata di nomine nella Sanità crocettiana, era già la spia di un primo “problemino”.
Dubbi sorti anche nel contesto della Seus, l’azienda che gestisce il servizio del “118” dove alcuni fedelissimi del governatore, tra cui l’attuale capo di gabinetto Giulio Guagliano, avevano in qualche modo frenato l’insediamento di Angelo Aliquò, manager assai vicino a Lucia Borsellino e che, non a caso, qualche giorno fa ha lasciato l’azienda.
Ma l’assessore non aveva gradito nemmeno la gestione del caso “Humanitas”: l’ampliamento del centro era passato sotto il naso di Lucia Borsellino, che aveva solo in un secondo momento, quando la vicenda fu sollevata dai giornali, frettolosamente stoppato l’operazione. Era, quella, la prima trappola. E ancora, poche settimane fa, il governo ha deciso di togliere all’assessore il sostegno di un dirigente generale esperto come Salvatore Sammartano, diventato per volere di Crocetta nuovo ragioniere generale. La seconda trappola. Un lavoro ai fianchi, quello nei confronti della figlia di Paolo Borsellino. Pubblicamente difesa dal governatore, ma non così cara all’entourage di Crocetta. Quello che lo stesso Digiacomo definì “una cricca che si muove solo per interessi di natura personale”. Un gruppo non meglio identificato di burocrati ed esponenti politici che sembrano tornare, nell’ombra, in tutte queste storie. Con un obiettivo, probabilmente: quello di costringere Lucia alle dimissioni. Quello di costringere all’addio il vessillo antimafia che ha “benendetto” la rivoluzione crocettiana. Difeso, almeno fino a ieri, in occasione dell’ultima giunta, dal presidente della Regione.
L’assessorato alla Salute è sempre stato, in Sicilia, motore di voti e clientele. Di consenso e potere. Ha i soldi del Servizio sanitario nazionale e in quanto tale fa gola a tanti. Non è un caso che, nonostante lo scudo a volte alzato dallo stesso Crocetta nei confronti del suo assessore, non siano mancati gli attacchi di esponenti della maggioranza. Dall’approvazione della rete ospedaliera, passando ad esempio, dall’accorpamento dell’ospedale Papardo Piemonte e l’Istituo Bonino Pulejo di Messina: scelta per la quale alcuni deputati, compreso il messinese Beppe Picciolo, del gruppo dei Pdr di Totò Cardinale, ha deciso di “scavalcare” l’assessore e di discutere della questione direttamente col ministro alla Salute Beatrice Lorenzin.
E a proposito di ministri, Lucia Borsellino ha individuato una possibile soluzione per uscire dall’angolo nel quale è stata chiusa anche dalla “sua” giunta. Per aggirare l’ultima trappola. Una lettera da inviare al ministro Madia, chiedendo un ulteriore chiarimento sulla circolare di qualche settimana fa. Una circolare che appariva chiarissima, a dire il vero: quelle nomine, che Crocetta ha voluto firmare, si potevano fare, perché giunte il giorno prima dell’apparizione in Gazzetta, cioè dell’entrate in vigore, del decreto Renzi. E così, pende già sul capo dell’assessore, quale che sia la decisione, un possibile ricorso con tanto di richiesta risarcitoria. Dei due manager “congelati”. Uno di loro, paradosso nel paradosso, sarebbe stato persino indicato come possibile sostituto di Lucia Borsellino: Paolo Cantaro potrebbe far felice un’area ampia della maggioranza. Dai cuperliani del Pd ai riformisti di Totò Cardinale.
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Ultima modifica: 15 Gennaio ore 15:53
D’Agostino lascia l’UDC
A comunicarlo è proprio Nicola D’Agostino sulla propria pagina Facebook: sente l’esigenza di “rimettersi in discussione” in continuità con un percorso di riflessione che dice di aver avviato già da tempo. Dove lo porterà questa decisione?
E’ notizia di un paio d’ore fa, comunicata ad amici ed elettori tramite il proprio profilo Facebook. Ecco il post in versione integrale
Catanese, eletto tra le file dell’Mpa, poi migrato al gruppo dell’Udc, D’Agostino afferma come non abbia “mai creduto che i partiti fossero dei fini ultimi e delle scelte assolute, piuttosto degli strumenti per sostenere le proprie idee e per dargli semmai forza e capacità realizzativa”.
Il suo distacco dall’UDC apre ovviamente interrogativi nuovi anche su personaggi politici a lui vicini.
Il Procuratore Salvi oggi in Commissione Nazionale Antimafia
La Commissione si riunirà alle 14.00 per parlare del fenomeno migratorio in Sicilia dove sorge il più grande centro d’accoglienza del meridione il Cara di Mineo
Sarà ascoltato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, sulle altre associazioni criminali anche straniere, il Procuratore della Repubblica di Catania Giovanni Salvi.
L’audizione così come indicato sul sito della Camera dei deputati avverrà oggi alle 14.00.
Il tema centrale che verrà trattato è quello dell’immigrazione ed i rischi di probabili infiltrazioni di elementi criminali.
Nel 2013 i migranti arrivati in Sicilia sono stati 11.300 mentre nel 2014 oltre 40.000. Un numero esorbitante e a Catania, diventa difficile gestire i dovuti controlli, anche perché le risorse, finanziarie e di personale, sono troppo esigue rispetto a quante ne servirebbero per fronteggiare con maggiore efficacia un fenomeno che ha assunto dimensioni epocali.
” Non reggeremo un altro anno così” aveva detto il Procuratore Giovanni Salvi durante unaconferenza Stampa sui dati del fenomeno dell’immigrazione il 19 dicembre scorso.
Oggi dopo l’allarme terrorismo e i protocolli di sicurezza scattati in numerose città, in Sicilia l’attenzione sul fenomeno migratorio è molto alta.
La Sicilia è quindi la regione che verrà monitorata anche a causa della presenza del più grande centro d’accoglienza del sud, il “Cara di Mineo” dove vengono ospitati circa quattromila migranti.
Nell’ultima conferenza Stampa Salvi aveva affermato: “Deve esserci un nuovo approccio europeo, l’Europa non può chiudere gli occhi innanzi a questo tipo di fenomeno. Noi non saremo in grado di reggere un altro anno così”.
Oggi l’audizione in Commissione Antimafia per confermare l’esigenza di un concreto supporto da parte di tutte le istituzioni ad una Procura, quella catanese, che sta mietendo grandi successi nella lotta alla malavita organizzata, ma si trova adesso a dover fronteggiare l’emergenza di dover impedire che il dramma dei migranti possa trasformarsi pericolosamente in business per affaristi senza scrupoli ed occasione di infiltrazioni mafiose e terroristiche.
Un impegno che la la Procura non potrà assolvere senza adeguati interventi governativi.
Il Cara di Mineo, Ramacca e il lucroso business degli Sprar
Sudpress si sta occupando, con lavoro intenso e capillare, di tirare fuori tutti gli inghippi che esistono al Cara di Mineo, il più grande centro di accoglienza del meridione d’Italia. Ma il Sistema di Protezione per Rifugiati e Richiedenti Asili (SPRAR) gestito dal Ministero dell’Interno rischia di essere altrettanto interessante
Un’enorme struttura divenuta, non l’avanguardia dell’ospitalità e dell’accoglienza in una terra di frontiera come la Sicilia, ma uno strumento dove creare clientele e consenso, con posti di lavoro distribuiti ad amici e conoscenti di politicanti e presunti tali.
Oggi ci occupiamo di Ramacca, grosso centro agricolo della piana di Catania a guida Partito Democratico, nonchè comune aderente al Consorzio “Calatino Terra d’Accoglienza”.
Il primo cittadino, l’ avv. Francesco Zappalà, è attualmente vicepresidente dell’assemblea del Consorzio, composta dai sindaci dei comuni aderenti. Il comune famoso per i carciofi è ulteriormente rappresentato in seno al Consorzio anche grazie alla presenza, in qualità di segretario, del dott. Cataldo La Ferrera, segretario generale del comune di Ramacca.
Dalla stampa nazionale è noto che il sindaco Zappalà si sia messo in contatto con Odevaine. Ebbene, da alcuni approfondimenti effettuati da Sudpress è risultato che al Cara di Mineo siano assunti alcuni parenti di Francesco Zappalà, nello specifico un nipote ed un cugino.
Sempre al Cara, poi, lavorano alcuni parenti di altri politicanti del paese, come ad esempio il cugino del presidente del Consiglio comunale Nunzio Vitale (sempre del Pd) ed il figlio di un consigliere Comunale Paolo Cafici (Pd); il figlio di un altro consigliere comunale Salvatore Pedalino (sempre del Pd). Non solo. Le assunzioni di familiari, infatti, paiono essere assolutamente trasversali tra centrosinistra e centrodestra.
Tra gli assunti al Cara ritroviamo anche il cognato di un consigliere comunale del NCD, Pietro Sottosanti. Anche un ex consigliere al civico consesso, Filippo Mendolia, ritrova un parente tra gli impiegati al Cara, nello specifico il proprio cognato. Mendolia è stato uno tra quelli che più si è impegnato durante le passate elezioni europee a raccogliere voti per il partito di Alfano e Castiglione.
Dal brevissimo quadro appena accennato, nonché dalle parole di alcuni cittadini ramacchesi, è stato possibile accertare che, per certi versi, la sindacatura dell’avv. Zappalà abbia scalfito il monopolio delle assunzioni effettuate al Cara di Mineo, detenuto dall’On. Giuseppe Limoli, ex deputato regionale di Forza Italia, successivamente passato al Ncd.
Ma non è tutto, perchè ormai a Ramacca l’immigrazione è diventato un lucroso business. Nel territorio comunale, infatti, insiste uno Sprar, un centro di ‘accoglienza integrata’. E, anche qui, le vicende poco chiare non mancano. Infatti, dall’interpellanza di un consigliere comunale effettuata qualche tempo fa, siamo riusciti a scoprire che il bando per l’individuazione del soggetto gestore del centro venne pubblicato nel sito istituzionale del Comune solo per qualche ora. Per molte cooperative attive nel terzo settore, dunque, fu quasi impossibile conoscere la procedura di selezione. La gestione dello Sprar venne affidata ad una cooperativa di Acireale, la quale subito dopo provvedette a subappaltarla alla ormai famosa cooperativa sociale “Le Tre Lune”.
A questa cooperativa, il Comune di Ramacca ha stanziato, per l’organizzazione di servizi vari tra il 2013 e il 2014, oltre € 46.000,00. Tutti, mediante affidamento diretto.
Anche allo Sprar di Ramacca è stato possibile ritrovare tra gli assunti numerosi soggetti imparentati con politici locali: alcuni parenti del presidente del consiglio comunale, la moglie del consigliere del Pd Giuseppe Paglia, la figlia del capogruppo del Pd Agrippino Sollennità, e altre persone risultate vicine all’amministrazione.
Ci teniamo a precisare una cosa: la presenza così massiccia di parenti di politici locali all’interno del Cara di Mineo e dello Sprar di Ramacca di per sé non rappresenta un reato. Siamo sicuri, però, che una così alta concentrazione, tale da poter far tranquillamente discorrere di parentopoli, è un fatto perlomeno sospetto e che, come tale, è da sottoporre all’attenzione dei nostri lettori.
Le numerose particolarità sin qui riscontrate, però, non finiscono. Infatti, anche in riferimento alla gestione amministrativa del Comune della piana di Catania, numerose sono le perplessità nascenti. Dando uno sguardo al sito del comune ci siamo accorti che è stato emanato un bando per due posti da dirigente. Per la stessa categoria “D” vengono richiesti, però, due titoli di accesso diversi: per il concorso di Area Contabile – per mobilità esterna – viene richiesta la laurea magistrale o specialistica, mentre per il concorso di Area Tecnica – personale interno – la laurea triennale, con specifica di Ingegneria civile o Ingegneria Civile ed Ambientale e la laurea Magistrale in Ingegneria Civile od equipollenti.
Non si capisce per quale ragione, pur nella discrezionalità della Pubblica Amministrazione, per due livelli dirigenziali uguali l’Amministrazione richiede titolo di Studio diversi. Sorge il dubbio che sia stato fatto un bando vestito addosso a qualche soggetto vicino all’amministrazione.
Questa è la situazione che gli approfondimenti di Sudpress hanno permesso di fare venir fuori nel comune di Ramacca. Anche qui, dunque, l’emergenza immigrati è stata trasformata dalla politica in uno strumento attraverso il quale creare clientele per allargare il consenso. Un vaso di Pandora che l’ordinanza “Mafia Capitale” ha scoperchiato, denudando un sistema di potere cinico e meschino, poiché condotto sulla vita dei migranti che sbarcano sulle nostre coste e che, senza esagerazione alcuna, rappresenta uno dei più grandi drammi del nostro tempo.
In ogni caso, il lavoro di Sudpress volto a portare a conoscenza dei lettori le “particolarità” della politica nostrana, continua.
Bronte, cercasi erede di Firrarello Pronti partiti e liste civiche
VERSO LE AMMINISTRATIVE
Sono già due i candidati ufficiali per le prossime amministrative. La partita è apertissima: difficile fare pronostici. #LiveEleCT
BRONTE – A Bronte si sta per concludere un’era. Quella di Pino Firrarello. Partiti e liste civiche stanno scaldando i motori per scegliere l’erede del senatore. L’appuntamento al voto si avvicina. Sarà una guerra accesa quella nella terra dell’oro verde e nulla è scontato con Firrarello che non sembra aver ancora “battezzato” il suo papabile successore.
I candidati sindaco già scesi in campo sono due. Il primo è Nuccio Biuso, 54 anni impiegato Asp 3, in passato è stato assessore con Zappia e vicino all’Mpa. Nelle ultime elezioni non è riuscito ad essere eletto consigliere nonostante i 222 voti di preferenza raccolti. Biuso ha già una prima lista pronta e dallo scorso novembre ha tappezzato di manifesti l’intera cittadina per presentare il suo movimento. La seconda candidatura è uscita fuori qualche giorno fa, ed è quelle di Enza Meli, sindacalista. Un nome che si ripropone: nell’ultima tornata amministrativa la sindacalista si dovette accontentare di un terzo posto con 1129 voti. E’ la candidata presentata dal Pd, o almeno da una parte del partito di Renzi che a Bronte è dilaniato dalle correnti.
Altri nomi? Si parla tanto di Salvatore Gullotta, attuale presidente del consiglio e il più votato alle ultime elezioni. Potrebbe essere lui il candidato in zona Nuovo Centro Destra e quindi avere l’appoggio dell’attuale sindaco uscente. Eppure ci sono voci insistenti che spingono tra i papabili anche il vicesindaco Nunzio Saitta. E tra gli antagonisti agli alleati di Firrarello potrebbe spuntare fuori anche il nome di Aldo Catania. Nell’ultima competizione è stato il più forte avversario di Firrarello e tutto fa pensare che potrebbe riproporsi.
Ma alle elezioni manca ancora qualche mese e allora nelle segreterie politiche i giochi non sono affatto chiusi. In questa lotta alla conquista del palazzo municipale di Bronte potrebbero essere molte le sorprese dell’ultimo minuto. C’è, ad esempio, un certo fermento vicino al nome dell’ex vice sindaco Melo Salvia, fuori dalla scena politica da tempo. E si fa anche il nome di Graziano Calanna tra le forze di sinistra.
Forza Italia non ha ancora un nome, ma invece di un candidato gli azzurri di Berlusconi potrebbero giocare d’attesa. Una volta completata la lista dei candidati, sceglieranno a chi dare il loro appoggio. Sta lavorando alla sua lista anche il Movimento 5 Stelle, che nelle ultime elezioni a Bronte ha riportato numeri importanti. E fuori dalle coalizioni si sussurrano anche i nomi di Mario Zappia, Pippo De Luca e Gigi Saitta.
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Ultima modifica: 14 Gennaio ore 09:32
L’unione fa la forza e può demolire tutto ciò che sembra granitico. Questa forza politica consiliare ha ottenuto la nomina del revisore dei conti.
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Semplificazioni. La disciplina del pagamento «facilitato» dopo le novità che sono state introdotte dal decreto legislativo 175
A decorrere dal 1° gennaio 2015 non è più possibile, per i sostituti d’imposta, effettuare le cosiddette compensazioni interne di ritenute e imposte sostitutive versate in eccesso essendo stato abrogato l’articolo 1, comma 1 del Dpr 445/97.
Le somme rimborsate in base al modello 730. Contestualmente l’articolo 15 del Dlgs 175/2014, intitolato «Compensazione dei rimborsi da assistenza», dispone che, dal 1° gennaio 2015, le somme rimborsate ai percipienti sulla base dei prospetti di liquidazione delle dichiarazioni dei redditi e dei risultati contabili trasmessi dai Caf e dai professionisti abilitati sono compensate dai sostituti d’imposta esclusivamente utilizzando il modello F24, nel mese successivo a quello in cui è stato effettuato il rimborso, nei limiti delle ritenute d’acconto relative al periodo d’imposta in corso al momento della presentazione della dichiarazione (modello 730), ai sensi dell’articolo 37, comma 4, del Dlgs 241/97 e senza applicazione del limite massimo di compensazione di 700mila euro annuo.
Inoltre, la circolare 31/E del 2014, con cui l’agenzia delle Entrate ha fornito i primi chiarimenti sulle novità fiscali di cui al Dlgs 175/14, chiarisce (in coerenza col passato) che per le suddette compensazioni effettuate nei limiti delle ritenute relative al periodo d’imposta, in caso di importi superiori a 15mila euro annui, non sussiste l’obbligo di apposizione del visto di conformità ovvero di sottoscrizione alternativa da parte dei soggetti che esercitano il controllo contabile (adempimento introdotto dall’articolo 1, comma 574, della legge 147/13).
La circolare precisa ulteriormente che tale obbligo permane (come in passato) nel caso in cui l’eccedenza scaturente dalla dichiarazione sia riportata ai sensi dell’articolo 17 del Dlgs 241/97 per compensare i pagamenti di importi, diversi dalle ritenute, dovuti nell’anno successivo.
Un aspetto che la circolare 31/E del 2014 non prende in considerazione riguarda il fatto che non sempre il monte ritenute a disposizione è tale da assorbire i recuperi relativi all’assistenza fiscale rimborsata. Nella norma il recupero è fissato nel solo «mese successivo» che però (in continuità con quanto già accadeva anche in passato) deve intendersi in modo estensivo, vale a dire «a partire dal mese successivo». La circolare tuttavia non tratta di tale questione.
Circa la decorrenza di tale nuova modalità di scomputo la circolare infine precisa essa non si applica alle compensazioni riferite all’anno 2014 quali ad esempio quelle relative al conguaglio di redditi di lavoro dipendente riferiti al 2014.
La compensazione delle ritenute versate in eccesso. Nonostante la rubrica dell’articolo 15 parli solo di «Compensazione dei rimborsi da assistenza», la lettera b) del comma 1 detta una nuova disciplina per le compensazioni delle «eccedenze di versamento di ritenute e di imposte sostitutive», emerse per cause diverse dall’assistenza fiscale. Tali eccedenze, come si è detto non sono più compensabili “internamente”, ma solo nel modello F24; anche in questo caso non si applica il limite di compensabilità di 700mila euro. La circolare non precisa quali siano le eccedenze di versamento di ritenute ed imposte sostitutiva regolate dalla nuova lettera b) dell’articolo 15, comma 1. Si deve ritenere che si tratti delle stesse eccedenze regolate dal Dpr 445/97, in relazione alle quali si può rinviare alla risoluzione 57/E del 2000. Sono comprese nel campo di applicazione della norma, ad esempio, anche le imposte sostitutive sul risparmio amministrato e risparmio gestito; sono invece escluse le imposte sostitutive sui titoli dei «grandi emittenti» e sulle obbligazioni e titoli similari emessi all’estero (Dlgs 239/96) che sono regolate all’interno del decreto stesso. Vi rientrano, inoltre, le eccedenze di acconti delle ritenute sugli interessi dei depositi e c/c bancari di cui all’articolo 26, comma 2, del Dpr 600/73 (codice tributo 1028). Tali acconti sono assimilabili a delle eccedenze di versamento in quanto versati prima del momento nel quale le ritenute cui si riferiscono sono operate.
Inoltre sono comprese non solo le eccedenze derivanti da versamenti eccedenti quanto effettivamente trattenuto, ma anche quelle derivanti dal rimborso al “sostituito” di ritenute prelevate in eccesso rispetto al dovuto.
Infine è confermato che la compensazione nel modello F24 prevista dalla lettera b) citata (e quindi senza soggiacere al limite di 700mila euro e all’obbligo apposizione del visto di conformità ovvero di sottoscrizione alternativa da parte dei soggetti che esercitano il controllo contabile) può essere fatto anche con ritenute o imposte sostitutive non appartenenti alla stessa categoria di reddito. È bene infine ricordare che già dal 1° gennaio 2011 è vietato l’utilizzo di crediti erariali in compensazione con modello F24 in presenza di debiti iscritti a ruolo per imposte erariali ed oneri accessori, di importo superiore a 1.500 euro, per i quali è scaduto il termine di pagamento (confronta l’articolo 31, comma 1, del decreto legge 78/10).
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Marco Piazza
Antonella Scagliarini
Per chi ne vuole ancora usufruire c’e’ tempo fino al 30/01/2015. Info 095691514
NORME E TRIBUTI13 GENNAIO 2015Il Sole 24 Ore
Fisco e contribuenti. A novembre 12mila adesioni (+84%) al regime agevolato
Partite Iva, l’effetto minimi spinge le nuove aperture
La corsa per garantirsi il regime dei minimi al 5% ha prodotto già un risultato. A novembre le nuove aperture di partite Iva sono state 38.351 con un aumento del 15,6% sullo stesso mese del 2013, come emerge dai dati del Mef diffusi ieri. Il motivo? In 12mila hanno optato per il regime dei minimi (addirittura +84% rispetto a dodici mesi prima) per la “paura” di aprire la posizione nel 2015 e dover, quindi, sottostare alle nuove regole del regime forfettario. Prima di tutto un’imposizione più alta (15%) e poi le soglie di ricavi o compensi non più fisse a 30mila euro ma variabili in base alle attività svolte. Nuovi limiti che penalizzano in particolar modo professionisti e free lance. «È evidente che di fronte a condizioni meno favorevoli ci sia stata una corsa al vecchio regime», ammette il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti. Un intervento è stato annunciato anche dal premier, Matteo Renzi, all’indomani dell’approvazione della legge di stabilità. Il possibile veicolo normativo – per “prossimità” di temi affrontati – potrebbe essere il decreto «Investment compact» atteso già al Consiglio dei ministri di martedì 20 gennaio. «Ci sono diverse ipotesi allo studio – continua Zanetti – ma la priorità è l’innalzamento delle soglie di ricavi e compensi» che consentirebbero un margine più ampio proprio a professionisti e free lance per i quali la soglia del nuovo forfettario si ferma ora a 15mila euro.
Non a caso l’incremento percentuale più alto nelle nuove aperture ha riguardato proprio le attività professionali (+84,5%) rispetto a novembre 2013. E la corsa ai minimi è evidente anche sotto il profilo “anagrafico” visto che il 52,8% delle aperture ha riguardato under 35. Questo perché il regime con l’imposta sostitutiva al 5% consente una permanenza – in presenza degli altri requisiti richiesti – per cinque anni d’imposta o anche più a lungo fino al compimento del 35° anno di età. Una facoltà che la legge di stabilità ora continua a riservare a chi, appunto, ha aperto la partita Iva e ha scelto il precedente regime dei minimi entro il 31 dicembre 2014.
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Giovanni Parente
Ecco come venne assunto Odevaine al CARA di Mineo e da chi
Con l’opposizione del sindaco di San Michele di Ganzaria, il direttore generale Giovanni Ferrera firmò il contratto con il fermo sostegno del sindaco di Mineo Anna Aloisi. Gli strani verbali, le incongruenze, candidati che spariscono e date che non coincidono. I DOCUMENTI
Del ruolo di Luca Odevaine nell’affaire criminale del sistema dell’accoglienza che rende più del traffico di droga, tutte le testate nazionali hanno scritto fiumi di inchiostro.
Adesso emerge la procedura con cui i vertici attuali del CARA di Mineo trasformarono questo personaggio, già condannato per questioni di droga, da “super consulente” a dipendente part time a capo del misterioso “Ufficio Fondi Europei”, appositamente creato fuori pianta organica e alle dirette dipendenze del Direttore Generale Giovanni Ferrera.
Il rapporto tra Luca Odevaine e il Cara Mineo è complesso.
Dopo essere approdato a Mineo al seguito dell’allora Soggetto Attuatore Giuseppe Castiglione, partecipa poi al concorso per direttore generale nel quale si classificherà secondo.
A vincere quel concorso, ricoprendone ancora oggi l’incarico, Giovanni Ferrera, proveniente dalla Provincia Regionale di Catania all’epoca in cui era retta, anch’essa, da Giuseppe Castiglione.
Sconfitto al concorso, Luca Odevaine diventa consulente personale del presidente del Consorzio CARA di Mineo, Anna Aloisi, sindaco in quota NCD di Mineo, la quale a sua volta era già consulente della cooperativa Sol Calatino di Paolo Ragusa ed attuale avvocato per il calatino niente meno che dell’Alitalia.
Ad un certo punto della “storia” di questo CARA, prima che scoppiasse lo scandalo nazionale dell’indagine “Mondo di Mezzo” su Mafia Capitale, “il Consiglio di Amministrazione di questo Consorzio – si legge nella determina del direttore n.94 del 20/06/2014 – nelle more di rideterminare la dotazione organica di questo Consorzio, ha modificato l’organigramma della struttura organizzativa, approvato il 18/10/2013, prevedendo un’ulteriore collaborazione nel costituendo “Ufficio Fondi Europei” alle dirette dipendenze della Direzione Generale.”
Quindi, secondo il consueto “stile amministrativo” di questo Consorzio che procede molto spesso “nelle more” di adempiere a qualcosa (il direttore generale stesso prorogato per 5 volte ed il contratto milionario dei servizi di gestione prorogato per oltre un anno), prima ancora di variare legittimamente la pianta organica, si decide di costituire un nuovo ufficio arrivando ad assumere un esterno con “contratto individuale di lavoro a tempo parziale”.
L’Ufficio Fondi Europei era ancora “costituendo” e loro già assumevano.
La determina 94/2014 del direttore Ferrera dà atto che era stata emanata nota (781 del 16 maggio) con cui si pubblicava l’avviso pubblico riservato ai dipendenti dei 9 comuni consorziati per l’accesso a quel ruolo.
Si legge ancora, “come si evince dal verbale n.2 del 05/06/2014, pubblicato sul sito istituzionale del Consorzio (ma che noi non abbiamo trovato, come tanti altri atti di cui ci stiamo occupando, ndr) detto procedimento di selezione si è concluso con la esclusione dei tre soli candidati partecipanti, perché non in possesso dei requisiti professionali specifici richiesti dall’Avviso.”
Cioè, tra le centinaia di dipendenti dei nove comuni consorziati non è stato trovato nessuno disponibile ad occupare un ruolo per il quale non era richiesta nemmeno una laurea:
Esclusa, quindi, l’opportunità di potersi avvalere di personale interno, la commissione del concorso procede alla valutazione dei 6 candidati esterni. Quindi, non una sola istanza, come affermato dal direttore Ferrera, ma almeno sei.
Tre vengono esclusi per mancanza dei requisiti, mentre tra gli altri tre prevale Luca Odevaine con la motivazione “che vanta eccellenti requisiti specifici-professionali e ha riportato il maggior punteggio rispetto ai restanti partecipanti.”
Il verbale del Consiglio di Amministrazione del CARA Mineo con cui si approva l’assunzione di Odevaine è il numero 16 del 19 giugno 2014.
Presenti i consiglieri Anna Aloisi, sindaco di Mineo e presidente del Consorzio Cara, ed i consiglieri-sindaci Franco Zappalà di Ramacca, Giovanni Verga di Licodia Eubea, Salvatore Barbera di San Cono e Giovanni Petta di San Michele di Ganzaria.
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Dalla lettura del verbale si evince un piccolo momento di imbarazzo, quando il sindaco di San Michele di Ganzaria contesta il ricorso a personale esterno, facendo esplicito riferimento ad una formale richiesta di chiarimenti inviata alla direzione generale.
In realtà, il verbale del CdA qualche dubbio lo solleva.
Si legge infatti: “Il Direttore, informa, che è pervenuta una sola istanza e che il soggetto candidato ha i requisiti professionali per occuparsi dell’Ufficio in questione.”
Ma appare strana questa comunicazione, atteso che nella determina dello stesso Ferrera (del 20 giugno) si fa riferimento ad una selezione con ben sei candidati, di cui tre esclusi ma altri tre valutati mentre al CdA il direttore comunica che sarebbe “pervenuta una sola istanza”.
Ancora, il Direttore Ferrera, è scritto nel verbale, “conclude il suo intervento informando il CDA di avere già adottato ‘atto di determinazione per l’affidamento dell’incarico di cui in questione”.
In realtà la seduta del CdA si svolge alle ore 13.30 del 14 maggio 2014 e non si capisce come possa occuparsi di un concorso che raggiunge il suo esito con il verbale n.3 del 20 giugno 2014, data in cui vengono ultimati i colloqui con i candidati e stilata la graduatoria finale.
E’ possibile, per quanto singolare, che si tratti di un refuso e che la data effettiva sia quella di pubblicazione, il 19 giugno.
Estratto del Verbale CDA del 19 giugno
Ma anche in questo caso la comunicazione del direttore Ferrera non è corretta in quanto la commissione ha esaurito i colloqui ai candidati il 20 giugno e la sua determina è, appunto, del 20 giugno, quindi al momento della comunicazione al CdA non era stata ancora assunta.
Estratto dalla determina del Direttore Generale del 20 giugno
Allora, non una sola istanza presentata ma almeno sei e non ancora assunta la determinazione di nomina al momento della seduta del CdA perché il direttore non poteva ancora sapere come si sarebbero conclusi i colloqui da svolgersi l’indomani.
Il Sindaco di San Michele di Ganzaria, Giovanni Petta, prova a contestare, spiegando “le ragioni della missiva inviata al presidente del CdA in merito alla presente questione e lamenta che l’orientamento del CdA era quello di impegnare personale interno ai comuni aderenti al Consorzio.”
Ma a verbale interviene subito Ferrera che praticamente lo zittisce: “Il Direttore, ricorda che la competenza per la valutazione ed individuazione spetta allo stesso e che è stata rispettata la norma statutaria.”
Il verbale si chiude con la seguente frase: “Quanto sostenuto dal Direttore sulla competenza viene confermato dal Presidente del CdA”, e ci Anna Aloisi, sindaco NCD di Mineo.
Punto.
Odevaine è assunto.
Tutto regolare al CARA di Mineo, come sempre, date ballerine e candidati scomparsi compresi.
Probabilmente per chiarire questa ingarbugliata questione occorrerà la solita conferenza stampa da 3/4mila euro la cui organizzazione sarà assegnata…
Deliberazione CDA n_16 del 19-06-2014
Determina DG 20 giugno 2014 Contratto Odevaine
La famiglia Lupo ( brontese doc) al completo. Papa’ Nino con la chitarra ed i figli Vincenzo e Lucia. Bravi e conplimenti