Archivi del mese: Marzo 2013

Gia’ era Sindaco di Catania e si ritira!!!!!

FORZESE RITIRA LA SUA CANDIDATURA

INVIATO DA REDAZIONE IL VEN, 29/03/2013 – 11:22
red

Un’altra candidatura ritirata quella di Marco Forzese, già deputato regionale e presidente della I commissione. Dopo diverse riunioni con i quadri dirigenti del suo partito, Forzese e i Democratici Riformisti per la Sicilia decidono di sostenere il candidato Bianco.

 

“Bisogna rimanere uniti – dichiara Forzese –  per il bene della città. Io continuerò a lavorare e a rendere conto ai miei elettori dall’Ars”.

 

Presente al convegno anche Enzo Bianco, pienamente soddisfatto di questo nuovo sostegno. Non mancano certo a lui parole per ciascuno dei candidati, soprattutto per Stancanelli che, secondo il candidato, coniuga soltanto al futuro e mai al passato. “Dice sempre farò – spiega Bianco – mai ho fatto“.

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C’e anche Firrarello

ei in: Il Fatto Quotidiano > Giustizia & impunità > I cento parlame…

I cento parlamentari condannati, imputati, indagati o prescritti

I cento parlamentari condannati, imputati, indagati o prescritti

Sono cento i parlamentari condannati, imputati, indagati e prescritti che siedono tra Montecitorio e Palazzo Madama. Tocca a loro, per lo più macchiati da reati contro il patrimonio, votare la legge sulla corruzione. Del resto, come ha detto l’avvocato di Silvio Berlusconi, Piero Longo, a Report: “Il Parlamento deve essere la rappresentazione mediana del popolo. Perché dovrebbe essere migliore?”. Forse perché i delinquenti non dovrebbero esserci, invece di cercare addirittura rappresentanza nelle istituzioni?

Abrignani Ignazio (deputato Pdl): indagato per dissipazione post-fallimentare.

Alessandri Angelo (dep Lega): indagato per finanziamento illecito ai partiti.

Angelucci Antonio (dep Pdl): indagato per associazione a delinquere, truffa e falso.

Aracu Sabatino (dep Pdl): rinviato a giudizio nella Sanitopoli abruzzese.

Barbareschi Luca (dep Misto- eletto Pdl): indagato per abusivismo.

Berlusconi Silvio (dep Pdl): 2 amnistie (falsa testimonianza P2, falso in bilancio Macherio); 1 assoluzione per depenalizzazione del reato (falso in bilancio All Iberian); 3 processi in corso (frode fiscale Mediaset, intercettazioni Unipol, processo Ruby). 5 prescrizioni (Lodo Mondadori, All Iberian, Consolidato Fininvest, Falso in bilancio Lentini, processo Mills).

Bernardini Rita (dep Pd): condannata nel 2008 a quattro mesi per cessione gratuita di marijuana, pena estinta per indulto.

Berruti Massimo (dep Pdl): condannato a 8 mesi per favoreggiamento.

Bossi Umberto (dep Lega): condannato a 8 mesi di reclusione per finanziamento illecito, 1 anno per istigazione a delinquere, 1 anno e 4 mesi per vilipendio alla bandiera poi indultati, oggi è indagato per truffa ai danni dello Stato.

Bosi Francesco (dep Udc): indagato per abuso d’ufficio.

Bragantini Matteo (dep Lega): condannato in appello per propaganda razziale.

Brancher Aldo (dep Pdl): condannato per appropriazione indebita e ricettazione.

Briguglio Carmelo (dep Pdl): vari processi a carico (truffa, falso, abuso d’ufficio), alcuni prescritti, alcuni trasferiti ad altri tribunali e in seguito assolto.

Calderoli Roberto (senatore Lega): indagato per ricettazione, resistenza a pubblico ufficiale, prescritto. Indagato per truffa dal Tribunale dei ministri, i senatori votano contro l’autorizzazione a procedere.

Camber Giulio (sen Pdl): condannato in via definitiva per millantato credito.

Caparini Davide (dep Lega): resistenza a pubblico ufficiale, prescritto.

Carlucci Gabriella (dep Pdl): condannata a risarcire una sua collaboratrice.

Carra Enzo (dep Udc): condannato in via definitiva a 16 mesi per false dichiarazioni ai pm.

Castagnetti Pierluigi (dep Pd): rinviato a giudizio per corruzione, prescritto.

Castelli Roberto (sen Lega): indagato per abuso d’ufficio patrimoniale.

Catone Giampiero (dep Misto – eletto Pdl): condannato in primo grado a otto anni per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, falso, false comunicazioni sociali e bancarotta fraudolenta pluriaggravata.

Cesa Lorenzo (dep Udc): condannato in primo grado per corruzione aggravata, condanna annullata in appello per vizio di forma.

Cesaro Luigi (dep Pdl): indagato per associazione camorristica.

Ciarrapico Giuseppe (sen Pdl): condannato per truffa aggravata, bancarotta fraudolenta, finanziamento illecito, rinviato a giudizio per ricettazione, indagato per truffa ai danni di Palazzo Chigi.

Cosentino Nicola (dep Pdl): accusato di legami con il clan dei Casalesi, il Parlamento ha negato la richiesta d’arresto. Imputato anche nell’inchiesta sulla P3.

Crisafulli Vladimiro (sen Pd): sotto inchiesta per abuso d’ufficio.

Cursi Cesare (sen Pdl): indagato per corruzione.

D’Alema Massimo (dep Pd): finanziamento illecito accertato, prescritto.

D’Alì Antonio (sen Pdl): rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa.

De Angelis Marcello (dep Pdl): condannato per banda armata e associazione eversiva.

De Gregorio Sergio (sen Pdl): indagato per associazione per delinquere, concorso in truffa e truffa aggravata, concorso in bancarotta fraudolenta. Il Senato ha negato l’autorizzazione all’arresto.

Dell’Utri Marcello (dep Pdl): condannato per false fatture e frode fiscale, condannato in appello per tentata estorsione mafiosa, condannato in secondo grado a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa ma annullata con rinvio dalla Cassazione.

Del Pennino Antonio : (sen Pdl): ha patteggiato una pena di 2 mesi e 20 giorni nel processo per le tangenti Enimont. A ottobre 1994 altro patteggiamento: di una pena di 1 anno, 8 mesi e 20 giorni per tangenti relative alla Metropolitana milanese. Prescritto per corruzione.

De Luca Francesco (dep Pdl): indagato per tentata corruzione in atti giudiziari.

Di Giuseppe Anita (dep Idv): indagata per abuso di ufficio, turbativa d’asta e associazione a delinquere.

Di Stefano Fabrizio (dep Pdl): rinviato a giudizio per corruzione.

Drago Giuseppe (dep Misto – eletto Udc): condannato per peculato e abuso d’ufficio.

Farina Renato (dep Pdl): condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi per falso in atto pubblico, ha patteggiato una pena di 6 mesi per favoreggiamento nel sequestro di Abu Omar.

Fasano Vincenzo (sen Pdl): condannato per concussione, indultato.

Fazzone Claudio (sen Pdl): rinviato a giudizio per abuso d’ufficio.

Firrarello Giuseppe (sen Pdl): condannato in primo grado per turbativa d’asta, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa (nel ’99 il Senato ha negato l’arresto).

Fitto Raffaele (dep Pdl): rinvio a giudizio per concorso in corruzione, falso e finanziamento illecito.

Galioto Vincenzo (sen Misto-eletto Pdl): condannato in primo grado per falso in bilancio.

Genovese Fracantonio (dep Pd): indagato per abuso d’ufficio.

Grassano Maurizio (Misto – eletto Lega): condannato in primo grado a 4 anni per truffa.

Grillo Luigi (dep Pdl): indagato e prescritto per truffa.

Iapicca Maurizio (dep Misto-eletto Pdl): rinviato a giudizio per false fatture, falso in bilancio e abuso d’ufficio, prescritto.

La Malfa Giorgio (dep Misto-eletto Pdl): condannato per finanziamento illecito.

Laganà Maria Grazia (dep Pd): imputata per truffa ai danni dello Stato.

Landolfi Mario (dep Pdl): indagato per concorso in corruzione, concorso in truffa e concorso in favoreggiamento mafioso.

Lehner Giancarlo (dep Pdl): condannato per diffamazione.

Lolli Giovanni (dep Pd): rinviato a giudizio per favoreggiamento , prescritto.

Lombardo Angelo (dep Misto): indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Lumia Giuseppe (dep Pd): indagato per diffamazione. Querelato dal suo ex addetto stampa.

Lunardi Pietro (dep Pdl): indagato per corruzione.

Luongo Antonio (dep Pd): rinviato a giudizio per corruzione.

Lusetti Renzo (dep Pd): condannato a risarcimento per consulenze ingiustificate.

Lusi Luigi (Misto-eletto Pd): indagato per appropriazione indebita e calunnia, è attualmente in carcerazione preventiva e resta senatore.

Malgieri Gennaro (dep Pdl): condannato dalla Corte dei conti per la nomina di Alfredo Meocci a dg della Rai.

Mannino Calogero (sen misto, eletto Udc): imputato per minaccia a corpo dello Stato nell’inchiesta sulla Trattativa Stato-mafia.

Maroni Roberto (Lega Nord): condannato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.

Matteoli Altero (sen Pdl): imputato per favoreggiamento, processo bloccato dalla Camera.

Messina Alfredo (sen Pdl): indagato per favoreggiamento in bancarotta fraudolenta.

Milanese Marco (dep Pdl): indagato per corruzione, rivelazione segreta e associazione a delinquere (P4).

Nania Domenico: (sen Pdl): condannato per lesioni personali, condannato in primo grado per abusi edilizi e prescritto.

Naro Giuseppe (dep Udc): condannato per abuso d’ufficio, condanna in primo grado per peculato prescritta.

Nessa Pasquale (sen Pdl): rinviato a giudizio per concussione.

Nespoli Vincenzo: (sen Pdl): indagato per concorso in scambio elettorale, concorso in bancarotta fraudolenta e concorso in riciclaggio. Richiesta di arresto respinta dal Senato.

Paravia Antonio ( arrestato per tangenti, poi prescritto.

Papa Alfonso: (dep Pdl): accusato di concussione, favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla P4.

Papania Antonino (dep Pd): patteggia accusa per abuso d’ufficio.

Pili Mauro (dep Pdl): indagato a Cagliari per peculato.

Pini Gianluca: (dep Lega): indagato per millantato credito.

Pittelli Giancarlo (dep Misto – eletto Pdl): indagato per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e “appartenenza a loggia massonica segreta o struttura similare” e per minacce e lesioni a un collega avvocato.

Pistorio Giovanni (sen Misto): condannato dalla Corte dei conti per danno erariale.

Porfidia Americo: (dep Misto – eletto Idv): rinviato a giudizio per tentata estorsione e favoreggiamento.

Rigoni Andrea (dep Pd): condanna in primo grado per abuso edilizio, poi reato prescritto.

Rizzoli Melania (dep Pdl): indagata per concorso in falso.

Romano Francesco Saverio (dep misto – eletto Udc): indagato per corruzione.

Rosso Roberto (dep Pdl): indagato per associazione a delinquere.

Russo Paolo (dep Pdl): indagato per violazione della legge elettorale.

Rutelli Francesco (sen Misto): condannato per danno erariale dalla Corte dei conti.

Savino Elvira (dep Pdl): indagata per concorso in riciclaggio.

Scajola Claudio (dep Pdl): indagato per la casa vicino al Colosseo pagata dall’imprenditore Diego Anemone.

Scapagnini Umberto (dep Pdl): condannato in primo grado a 2 anni e 6 mesi per abuso d’ufficio e violazione della legge elettorale.

Scelli Maurizio (dep Pdl): condannato a pagare 900 mila euro per irregolarità nell’acquisizione di servizi informatici.

Sciascia Salvatore (sen Pdl): condannato per corruzione alla Guardia di finanza.

Simeoni Giorgio (dep Pdl): indagato per associazione per delinquere e corruzione.

Serafini Giancarlo (sen Pdl): ha patteggiato una condanna per corruzione.

Speciale Roberto (dep Pdl): condannato dalla Corte di appello militare a 1 anno e 1 mese per peculato d’uso e abuso d’ufficio.

Stiffoni Piergiorgio (sen misto – eletto Lega) indagato dalla Procura di Milano per peculato.

Strano Nino (sen Misto – Fli): condannato in appello a 2 anni e 2 mesi per abuso d’ufficio e violazione della legge elettorale

Tancredi Paolo (dep Pd): indagato per corruzione

Tedesco Alberto (sen Pd): indagato per turbativa d’asta e corruzione. La Camera dei deputati l’ha salvato negando l’autorizzazione all’arresto.

Tomassini Antonio (sen Pdl): condannato per falso.

Tortoli Roberto (dep Pdl): condannato in secondo grado a 3 anni e 4 mesi per estorsione.

Verdini Denis (dep Pdl): indagato per false fatture, mendacio bancario, appalti G8 L’Aquila, associazione a delinquere e abuso d’ufficio.

Vizzini Carlo (sen Pdl): condannato in primo grado per finanziamento illecito, si è salvato solo con la prescrizione. Era coinvolto nella maxi tangente Enimont. Indagato per favoreggiamento alla mafia.
Alcuni dati potrebbero essere cambiati rispetto a quelli riportati e nel caso saremo pronti a rettificarli essendo molti i processi in corso. Altri ancora possono essere subentrati.

Il nome di Giacomo Caliendo (sen Pdl) inizialmente riportato nell’articolo è stato rimosso dalla lista in quanto il fascicolo che lo vedeva indagato per violazione della legge Anselmi sulle società segrete (inchiesta nuova P2) è stato archiviato in data 14-3-12.

Pubblichiamo la lettera inviata alla redazione da Francesco Rutelli

Caro direttore,
non solo è diffamatorio, è impossibile che il tuo giornale inserisca il mio
nome in una lista di parlamentari “indagati, condannati e prescritti”.
Io non sono mai stato condannato né prescritto, e non sono indagato
da nessuna parte. Ho pagato una multa una decina di anni fa (assieme
ad altre 11 persone, tra cui due attuali parlamentari, che però avete il
pudore di non citare): la Corte dei Conti non ha riconosciuto legittime
alcune collaborazioni con il Campidoglio per il ’94-’95, che sono state
poi riconosciute ineccepibili per gli anni ’96-2001. Ora: associare per
questa vicenda il mio nome a una lista in cui figurano mafiosi e corrotti
è diffamazione. E associare alle condanne penali – che vengono inflitte
per crimini – alcune (e solo alcune!) sanzioni amministrative è privo di
senso. Pubblicatele tutte, ma con gli elenchi giusti: tutte le sanzioni
della Corte dei Conti, tutte quelle della giustizia tributaria, o di quella
amministrativa, eccetera. E, perché no, tutte le condanne a giornalisti,
inclusi i vostri. Quelle penali. Le sanzioni di risarcimento del danno alle
persone diffamate, e quelle di altra natura. Anche questo fa parte della
trasparenza sulla scena pubblica. Cordialmente
Francesco Rutelli

 

a cura di Giampiero Calapà e Caterina Perniconi

da Il Fatto Quotidiano del 30 settembre 2012 – aggiornato da redazioneweb il 21 novembre 2012

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L’Amministrazione Firrarello prende in giro i cittadini di Via Maratona

Vi ricordate l’ultimo consiglio comunale quando si e’ parlato della Via Maratona? Bene il presidente del Consiglio aveva sospeso il consiglio per riconvocarlo dopo una settimana per definire la situazione di Via Maratona e precisamente l’eliminazione del cancello.

Guardate la convocazione del prossimo consiglio e noterete come e’ scomparsa la questione di Via Maratona.

Siete solo chiacchiere e fumo vi dovete dimettere non siete degni di occupare delle poltrone perche’ non siete in grado di risolvere i problemi ai cittadini brontesi.

Siete la vergogna di una citta’ intera.

Invito i colleghi dell’opposizione ad inoltrare a Palermo la richiesta di rimozione del Presidente del Consiglio Salvatore Gullotta per incapacita’ politica nella gestione delle adunanze consiliari e per il mancato ed assoluto rispetto del regolamento  comunale.

consiglio

 

consiglio

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Il Presidente del Consiglio Salvatore Gullotta sempre piu’ alla deriva. In data 27/03/2013 decidono in conferenza dei capigruppo di convocare il consiglio comunale per Giovedi dopo Pasqua, in data 28/03/2013 da solo decide di anticipare a Mercoledi ore 9.00. Che senso ha convocare la conferenza dei capigruppo per poi’ decidere diversamente?

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L’assessore Petralia dichiara alla stampa qualcosa di “incredibile” solo una mente raffinata puo’ esprimere un concetto cosi’ profondo

Per le organizzazioni sindacali, inoltre, è importante far pagare a tutti le tasse comunali
affinché tutti possano pagare di meno. Ed in proposito il Comune ha fatto a pieno la propria parte:
“Abbiamo addirittura – ha aggiunto Petralia – fatto approvare dal Consiglio comunale un
regolamento per rateizzare gli importi delle bollette dell’acquedotto, consentendo a tutti di poter
pagare ed al Comune di riscuotere”.

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Foto da dedicare al fango della politica

(Foto La Presse)

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Dda, risolti quattro omicidi di mafia Il procuratore Salvi: “La Causa affidabile”

Home › Cronaca › Dda, risolti quattro omicidi di mafia Il procuratore Salvi: “La Causa affidabile”

OPERAZIONE “COSA NOSTRA”

Giovedì 28 Marzo 2013 – 07:39 di 

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Di Laura Distefano – Vasta operazione dei carabinieri, con il coordinamento della direzione distrettuale antimafia di Catania guidata dal procuratore Giovanni Salvi,  in esecuzione di sette ordinanze di custodia cautelare per altrettanti presunti appartenenti al clan “Santapaola – Ercolano”. Gli arresti scaturiscono dal riscontro delle dichiarazioni di Santo La Causa e altri collaboratori di giustizia.

Un momento della conferenza stampa

Un momento della conferenza stampa

CATANIA – Svelati i nomi dei mandanti e dei sicari dei quattro delitti della storia mafiosa catanese. A chiudere il cerchio sulle indagini le dichiarazioni rese da Santo La Causa, collaboratore di giustizia dal 2012 e capomafia del Clan Santapaola Ercolano dal 2006 al 2009. Sette i nomi assicurati alla giustizia, uomini d’onore già in carcere per altri reati, tranne Maurizio Zuccaro, 52 anni che era ai domiciliari per motivi di salute ma ora è detenuto a Piazza Lanza in quanto la procura non ritiene che le sue condizioni siano veramente incompatibili con il regime di custodia cautelare in carcere . Gli altri destinatari dell’ordinanza firmata dal Gip di Catania dopo i riscontri investigativi condotti dai Carabinieri sono, Fabrizio Nizza, 38, Carmelo Puglisi, 49, Lorenzo Saitta, 38, Mario Strano, 48, Francesco Crisafulli, 50. Il provvedimento è stato recapitato anche a Orazio Magrì, 42 anni, il latitante arrestato in Romania qualche settimana fa.

Pallottole che sono state sparate per mettere a tacere bocche o per punire chi aveva operato senza il consenso della capimafia. I moventi dei quattro omicidi – riferiscono i collaboratori di giustizia, tra cui anche Giuseppe Mirabile, su muovono sul filone delle faide tra clan contrapposti ma anche della stessa cosca, c’è chi voleva fare carriera secondo la cosca troppo in fretta. Come Salvatore Pappalardo ucciso in Via Palermo il 30 ottobre del 1999: Mario Strano è stato indicato come mandante, uno dei killer è invece Francesco Crisafulli. Dietro al delitto ci sarebbe la leadership del quartiere Monte Po: Pappalardo esce dal carcere, i fratelli Strano storici capi del rione sono in gattabuia, ma Di Fazio decide che Salvatore Pappalardo poteva diventare il reggente del territorio, tutto viene organizzato senza il beneplacito della cupola e allora i fratelli Strano ordinano l’esecuzione di Pappalardo. Doveva morire anche Di Fazio, ma tutto ciò non avviene. I due Strano e Crisafulli devono rispondere anche del tentato omicidio di Francesco Tropea l’uomo che guidava il mezzo dove era a bordo Pappalardo nell’agguato.

Maurizio Zuccaro è invece ritenuto il mandante dell’omicidio di Vito Bonanno elemento di spicco del clan “Malpassotu”, crivellato di colpi di pistola davanti all’ “Etna Bar” di San Giovanni Galermo Il 19 ottobre 1995. Del commando armato facevano parte lo stesso Santo La Causa e altri componenti del “gruppo” di Zuccaro.

Saitta e Nizza sono invece indicati dai collaboratori di giustizia gli uomini che hanno esploso i colpi che hanno causato la morte di Pietro Giuffrida il 22 agosto del 1999 davanti una sala giochi di Via Santissima Trinità. Dietro il delitto una lotta interna alla cosca per il controllo dei prestiti di usura e il traffico di droga nella piazza San Cosimo.

Puglisi e Magrì come rispettivamente, secondo gli inquirenti, il mandante e uno degli esecutori materiali dell’omicidio di Franco Palermo avvenuto 27 settembre 2009. Una vendetta dietro l’agguato a Palermo, esponente di spicco dei “Cursoti” che ucciso davanti alla sala “Bingo” di Via Caronda il 7 aprile 2009. I Santapaoliani erano convinti che fosse lui il killer di Giuseppe Vinciguerra, cugino di Orazio Magrì.

Questi arresti oltre ad aver risolto quattro delitti eccellenti, hanno permesso di svelare la genesi e i vari equilibri che tra gli anni 90 e 2000 si sono evoluti all’interno di Cosa Nostra etnea. I collaboratori di giustizia stanno fornendo agli investigatori pezzetti importanti per ricompattare il mosaico. “Santo La Causa si sta rivelando – ha detto in conferenza stampa il procuratore Giovanni Salvi – un collaboratore molto preciso e affidabile, anche in sede dibattimentale fino a questo momento ha retto in maniera molto attenta. Ci saranno altri sviluppi sulle sue dichiarazioni, stiamo lavorando bene su cose significative”.

Tutti in galera i boss dei Santapaola, con la latitanza finita, infatti di Orazio Magrì le menti del clan Santapaola – Ercolano sono dietro le sbarre e allora è proprio su questo che secondo il procuratore Salvi si deve porre maggiore attenzione. “Bisogna impedire – ha detto – che i boss possano continuare a dare ordini dal carcere. Siamo in un momento in cui Cosa Nostra si sta riorganizzando ma non per questo bisogna abbassare la guardia”.

“Troppo presto – dice, invece, il Comandante dei Carabinieri Giuseppe La Gala – per capire chi diventerà il nuovo reggente di Cosa Nostra etnea. Stiamo lavorando per definire e comprendere i nuovi assetti, sicuramente la nostra azione ha messo un duro freno alle loro attività criminali”.

Reazioni – Addiopizzo Catania esprime vivo apprezzamento per l’operazione diretta dalla DDA etnea:  “Sono stati infatti ricostruiti quattro omicidi avvenuti a Catania tra il 1995 e il 2009 e questo dimostra che la giustizia fa sempre il suo corso grazie al lavoro incessante e puntuale degli inquirenti e, come in questo caso, anche grazie alle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia: ciò a riprova del fatto che il sistema di collaborazione, utilizzato con serietà e professionalità, dà sempre i suoi frutti di cui beneficiano in primis proprio i cittadini che hanno il diritto di conoscere la verità dei fatti e di riscontrare come, anche in questo caso,giustizia è fatta.

Ultima modifica: 28 Marzo ore 19:33

DDA CATANIA, PIENA LUCE SU 4 OMICIDI

INVIATO DA REDAZIONE IL GIO, 28/03/2013 – 12:49
Angelo Capuano

Colpo inferto dalla Direzione Distrettuale Antimafia al clan “Santapaola-Ercolano”. Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Santo La Causa hanno fornito un contributo determinante per la risoluzione dei quattro casi, finora rimasti insoluti.

Il Procuratore Salvi e il Colonnello La Gala, C.te provinciale dei Carabinieri, puntualizzano che l’operazione nasce dall’attività di riscontro delle dichiarazioni di Santo La Causa, reggente dell’associazione mafiosa dal 2006 al 2009. Sebbene non direttamente collegati tra loro, i quattro omicidi ci restituiscono un quadro coerente delle strategie e delle lotte interne al clan mafioso egemone del capoluogo etneo.

Le indagini hanno permesso di ricostruire la genesi e il movente di quattro omicidi commessi a Catania nell’arco temporale compreso tra il 1995 ed il 2009.

Si tratta dell’omicidio di BONANNO VITO, avvenuto il 19 ottobre 1995, per i quale viene chiamato a rispondere, come mandante, Zuccaro Maurizio. Il Bonanno, appartenente al clan del “Malpassotu”, fu ucciso davanti all’ “Etna Bar” di San Giovanni Galermo da Santo La Causa e da altri componenti del “gruppo” dello Zuccaro.

Anche per l’omicidio GIUFFRIDA PIETRO, avvenuto il 22 agosto 1999, sono stati raccolti elementi di colpevolezza a carico di Saitta Lorenzo e Nizza Fabrizio come esecutori materiali. Il Giuffrida, ritenuto appartenente al “gruppo” di Zuccaro Maurizio, operante nella zona di Piazza San Cosimo, fu ucciso in una sala giochi di Via Santissima Trinità per contrasti all’interno della famiglia mafiosa connessi a prestiti ad usura ed al traffico di droga a Piazza San Cosimo.

Per l’omicidio di PALERMO FRANCO, avvenuto il 27 settembre 2009, sono stati colpiti dal provvedimento di carcerazione Puglisi Carmelo Magrì Orazio , il primo come mandante ed il secondo come uno degli esecutori materiali. Il Palermo, esponente di spicco dei “Cursoti” di Garozzo Giuseppe, che fu ucciso davanti alla sala “Bingo” di Via Caronda per vendetta, era ritenuto, infatti, l’autore dell’omicidio di Vinciguerra Giuseppe, cugino di Magrì Orazio, ucciso il 7 aprile 2009.

Per l’omicidio di PAPPALARDO SALVATORE, avvenuto a Catania il 30 ottobre 1999,  vengono chiamati a rispondere Strano Mario e Crisafulli Francesco il primo come mandante ed il secondo come uno degli esecutori materiali. Per l’omicidio di Pappalardo, storico componente della “Famiglia”, avvenuto lungo la Via Palermo, sono stati già condannati in via definitiva alla pena dell’ergastolo Strano Alessandro e Giustino Carmelo.

Il delitto fu il culmine di una lotta intestina alla “Famiglia” dei “Santapaola”, incentrata sul controllo del gruppo più importante dell’organizzazione (Monte Po) per numero di componenti e disponibilità finanziarie. Gli indagati dovranno rispondere altresì del TENTATO OMICIDIO di TROPEA FRANCESCO, soggetto che guidava il veicolo in cui si trovava il Pappalardo al momento dell’agguato.

ELENCO DELLE PERSONE COLPITE DALL’ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE

1.      ZUCCARO Maurizio, nato a Catania 1961;

2.      MAGRI’ Orazio, nato a Catania 1971;

3.      NIZZA Fabrizio, nato a Catania 1975;

4.      PUGLISI Carmelo, nato a Catania 1964;

5.      SAITTA Lorenzo, nato a Catania 1975;

6.      STRANO Mario, nato a Catania 1965;

7.      CRISAFULLI Francesco, nato a Catania 1963.

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Mascali, Comune sciolto per infiltrazioni mafiose La decisione è stata presa dal Consiglio dei Ministri

Home › Mascali, Comune sciolto per infiltrazioni mafiose La decisione è stata presa dal Consiglio dei Ministri

LA DECIDIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Mercoledì 27 Marzo 2013 – 14:02 di 

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Il Comune di Mascali, tra i principali centri della fascia ionica, è stato sciolto per mafia, insieme ad altri 5 centri tra cui Polizzi Generosa. La decisione è stata presa dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro Cancellieri. Il Comune era già stato sciolto per infiltrazioni nel 1992. Le reazioni del Sindaco e della Giunta.

ROMA – Terremoto nell’hinterland etneo. Il Comune di Mascali è stato infatti sciolto per infiltrazioni mafiose. A prendere la decisione, il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell’interno, Annamaria Cancellieri, pochi minuti fa. Il Comune era già stato sciolto per infiltrazioni nel 1992.Insieme al Comune etneo, altri 5 centri sul territorio nazionale hanno subito la stessa sorte: si tratta di Polizzi Generosa (Palermo), Quarto (Napoli), Melito Porto Salvo (Reggio Calabria), Siderno (Reggio Calabria), San Calogero (Vibo Valentia), nonché la proroga per 6 mesi dello scioglimento del Consiglio comunale di Nardodipace (Vibo Valentia).“E’ il frutto di un lavoro che viene da lontano. Non posso che essere soddisfatto per il riconoscimento dell’attività svolta dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura etnea”.Lo ha affermato il procuratore capo di Catania, Giovanni Salvi, commentando la delibera con la quale il Consiglio dei ministri ha deliberato lo scioglimento, ai sensi della normativa antimafia, del Comune di Mascali.

Ultima modifica: 27 Marzo ore 20:08
Home › “Mascali non merita questo” Le prime parole del sindaco Monforte

COMUNE SCIOLTO PER MAFIA

“Mascali non merita questo”
Le prime parole del sindaco Monforte

Mercoledì 27 Marzo 2013 – 19:13 di 

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Amarezza, choc e incredulità. Sono questi i primi commenti che giungono da Mascali dopo la notizia dello scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose

Filippo Monforte, sindaco di Mascali

MASCALI – “Mascali non si meritava un provvedimento del genere”, commenta così a caldo alla redazione di LiveSiciliaCatania il primo cittadino, Filippo Monforte, la notizia dello scioglimento del comune ionico per infiltrazioni mafiose. “Non mi è stato ancora notificato nulla – prosegue Monforte – e non posso quindi entrare nel merito del provvedimento. Posso solo dire che mi sembra una cosa ingiusta”.

A poco più di 20 anni di distanza per Mascali si materializza l’incubo dello scioglimento. All’epoca Filippo Monforte era componente della giunta di Giovanni Cardillo, subentrato da pochi mesi al dimissionario Biagio Susinni. A carico di quest’ultimo, si legge nel decreto del ’92, si rilevavano preoccupanti collegamenti con ambienti malavitosi di significativo rilievo criminoso.

“Le motivazioni del decreto del ’92, alla luce dei fatti, si sono rivelate inesistenti – dice oggi Biagio Susinni – Un provvedimento vergognoso per una città che non lo meritava. Prima di commentare questo decreto voglio capire quali sono le motivazioni. Di certo – prosegue Susinni – non è una bella notizia per la mia città. E’ un grave danno d’immagine che mi addolora”.

Sulla stessa falsariga il commento di Giuseppe Barbarino, già pronto a correre per la poltrona di primo cittadino di Mascali e consigliere comunale quando il comune fu raggiunto dal primo decreto di scioglimento. “E’ una cosa choccante che non mi aspettavo – dichiara a LiveSiciliaCatania Giuseppe Barbarino – Così si penalizza l’intera collettività di Mascali, che pagherà un prezzo molto alto. Un danno d’immagine che si tradurrà in un pesante danno economico, in un periodo di grave crisi. Chi vorrà investire nel nostro comune – prosegue Barbarino – adesso ci penserà due volte. 20 anni fa, lo sanno tutti, la città non meritava quel decreto e tempo dopo, infatti, il comune fu riabilitato. Mascali non è un paese mafioso. A naso – conclude Barbarino – credo che abbiano influito le recenti indagini sfociate nell’operazione “Nuova Ionia”.

Commenta la notizia anche Angelo Gagliano, subentrato meno di un anno fa nella nuova giunta tecnica di Monforte. “E’ stato un fulmine a ciel sereno – dice Gagliano – Conosco poco l’ente perché sono subentrato nella fase finale e non sono residente in questo comune ma non ho mai intravisto collegamenti diretti con ambienti criminali. Qualche provvedimento illegittimo è stato preso – prosegue l’ormai ex assessore – ed io ho cercato di porre rimedio con gli strumenti che ho a disposizione. Ma tutto questo mi sembra eccessivo. Ero a conoscenza, come tutti, delle indagini ma non pensavo – conclude Gagliano – che potessero sfociare in un provvedimento del genere”.

Ultima modifica: 27 Marzo ore 19:19

PROVVEDIMENTO DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

I consigli comunali di Mascali
e Polizzi Generosa sciolti per mafia

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CRONACA 27 marzo 2013

di Redazione

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno, ha deliberato lo scioglimento, ai sensi della normativa antimafia di 6 Consigli comunali fra cui Polizzi Generosa in provincia di Palermo e Mascali nel catanese.

Sciolti anche i consigli comunali di  Quarto (Napoli), Melito Porto Salvo (Reggio Calabria), Siderno (Reggio Calabria), San Calogero (Vibo Valentia).  E’ stata inoltre deliberata la proroga per 6 mesi dello scioglimento del Consiglio comunale di Nardodipace (Vibo Valentia).

Già nel 1992 il Consiglio comunale di Mascali venne sciolto per mafia, la decisione di oggi, invece,  arriva dopo l’inchiesta della Procura di Catania denominata Nuova Ionia sulle presunte infiltrazioni mafiose nella gestione dei rifiuti nel territorio dell’Ato Joniambiente in cui rientra anche Mascali.

Alla base del decreto di scioglimento adottato dal consiglio dei Ministri che ha prodotto lo scioglimento del consiglio comunale di Mascali vi è l’indagine della Procura etnea “Nuova Ionia” che ha permesso di ipotizzare l’infiltrazione di elementi di spicco della criminalità organizzata” nell’attività di gestione dei rifiuti facente capo alla Aimeri ambiente, quale aggiudicatrice dell’appalto bandito dall’Ato CT1 Joniambiente”. Laconico è stato il commento del Procuratore della Repubblica Giovanni Salvi alla notizia dello scioglimento del consiglio comunale. “E’ il frutto di un lavoro che viene da lontano. Non posso che essere soddisfatto per il riconoscimento dell’attività svolta dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura etnea”, sono state le parole di Salvi

L’indagine Nuova Ionia è culminata mesi fa con l’arresto di 27 persone, 5 delle quali ai domiciliari. Altre 16 sono state indagate, compresi amministratori e funzionari Pubblici. Sequestrati documenti in 14 Comuni Ionici, ed effettuati controlli in aziende e società d’ambito del settore, alle quali non è contestato alcun reato. Tra gli indagati, per corruzione, anche il sindaco di Mascali Filippo Monforte, e il suo assessore ai Lavori pubblici, Rosario Tropea.

Dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Catania sarebbe emerso il ruolo di primo piano dei fratelli Alfio e Salvatore Tancona e di Roberto Russo, considerati ai vertici del clan Cintorino. La Dia avrebbe accertato “irregolarità nei servizi che avrebbero consentito all’organizzazione di lucrare rilevanti vantaggi di natura economica”, attraverso “la falsificazione dei formulari di raccolta e conferimento in discarica della differenziata” e il “ricorso a procedure di somma urgenza”.

La Procura ha indagato anche sulla sospetta “inerzia delle pubbliche amministrazioni”(compresa quella di Mascali) e su “assunzioni a tempo determinato di persone segnalate da Russo”. Sull’inchiesta ci sono state diverse valutazioni tra Procura e Gip, con quest’ultimo che ha derubricato alcuni reati,
disconoscendo l’aggravante dell’associazione mafiosa ed escludendo anche il concorso esterno, e rigettato richieste di arresto. Come ha conferma il giorno dell’operazione lo stesso procuratore capo Giovanni Salvi che in conferenza stampa parlò di “normale dialettica tra uffici giudiziari”. Contro il rigetto dell’emissione di provvedimenti cautelari, che riguardano anche alcuni amministratori e funzionari pubblici, la Procura aveva annunciato ricorso al Tribunale del riesame.

foto da wikipedia

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Bando di Gara – I.I. SS “ V. Ignazio Capizzi “ Bronte Avviso esplorativo per la ricerca di manifestazione di interesse per l’esecuzione dei servizi di redazione del progetto definitivo , esecutivo e della successiva direzione lavori , misura e contabilità , coordinamento per la sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione , dei lavori di risparmio energetico e per l’attrattività degli edifici scolastici da effettuarsi presso l’IISS “ Ven. I. Capizzi “ di Bronte ( CT ) – Importo € 743.000,00

scarica il bando

BandoGara_Lavoricapizzi

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Ripartira’ anche Bronte?

LA VERTENZA

Aligrup, boccata d’ossigeno
Salvi 42 punti vendita

Martedì 26 Marzo 2013 – 15:56 di 

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A partire dal 4 Aprile riapriranno i battenti quarantadue supermercati nella provincia di Catania. Salvatore Leonardi, Cgil: “ Sono già trecento i lavoratori ricollocati”.

CATANIA – Una boccata d’ossigeno per i lavoratori Aligrup. Stamane i sindacati di categoria hanno infatti sottoscritto tutte le conciliazioni con Re Leone. Il 4 di Aprile avranno inizio le aperture dei supermercati che fanno riferimento al gruppo Re Leone. Sono quarantadue i supermercati della provincia di Catania che riapriranno i battenti. Salvatore Leonardi della Cgil commenta con soddisfazione i risultati conseguiti oggi. “E’ andata bene. A piccoli passi andiamo avanti per ricollocare la maggior parte dei dipendenti. Sono già trecento i lavoratori ricollocati (se si tiene conto di Conad e Arena). Se dovessimo chiudere la trattativa con Coop altri quattrocento lavoratori potrebbero tornare a lavorare con effetto immediato”.
Ultima modifica: 26 Marzo ore 17:59
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La Mussolini

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amen

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Camera dei Deputati, onorevole al lavoro. Sull’iPad, un autorevole fondoschiena brasiliano.

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Dell’Utri, chiesto l’arresto dopo la condanna a 7 anni per concorso esterno

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La Corte d’appello di Palermo ribadisce la pena della sentenza che era stata annullata dalla Cassazione nel marzo 2012. Richiesta di custodia del pg Patronaggio: “Pericolo di fuga”. L’accusa: aver “rafforzato Cosa nostra” creando un “aggancio” con Silvio Berlusconi. L’ex senatore: “Il romanzo criminale continua”

Marcello dell'Utri

Marcello Dell’Utri è stato condannato in appello a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo la sentenza, il procuratore generale di Palermo Luigi Patronaggio ha chiesto l’arresto, per pericolo di fuga, dell’ex senatore Pdl. La richiesta dovrà essere esaminata da un giudice, un passaggio di cui non si conoscono ancora i tempi.

I giudici della Corte d’Appello di Palermo hanno condannato Dell’Utri a 7 anni, accogliendo la richiesta dello stesso pg Patronaggio. “Speravo in un’altra sentenza, ma l’accetto” è stato il commento a caldo dell’ex senatore. Che poi ha aggiunto: “Il romanzo criminale continua…”. “Naturalmente speravo in un’assoluzione, ma sapevo anche che poteva essere una condanna. Ne prendo atto”. Le accuse potrebbero essere però prescritte se la Cassazione, che con ogni probabilità sarà chiamata a pronunciarsi di nuovo dall’imputato, non si pronunciasse entro il 2014. “Se arrivasse la prescrizione direi come Andreotti: sempre meglio di niente”, ha commentato.

 

Del tutto irrituale che la richiesta di arresto arrivi ai media prima che al gup che dovrà decidere se accettarla o respingerla, in tempi ancora non definiti. Dell’Utri non risultava rintracciabile dopo l’uscita della notizia. A Piazzapulita, il presidente del Senato ed ex Procuratore nazionale antimafiaPiero Grasso ha fatto notare che quando una richiesta di arresto viene resa pubblica prima della sua esecuzione, il destinatario di solito scappa. Ma d’altra parte, se Dell’Utri n0n scomparisse, il gup potrebbe dedurne la mancanza di pericolo di fuga, e quindi respingere la richiesta. Tanta basta a far sorgere i più disparati sospetti sulla fuga di notizie palermitana.

La nuova sentenza arriva dopo che la Corte di Cassazione, nel marzo 2012, aveva annullato il precedente giudizio d’appello, che si era concluso con la medesima condanna a sette anni. I giudici, però, aveva assolto Dell’Utri dai reati a lui contestati dal ’92 in poi. Nelle motivazioni, la Cassazione aveva sottolineato che il reato di concorso esterno a Cosa nostra era stato commesso certamente “fino al 1977″, mentre non lo aveva ritenuto provato per gli anni successivi. Nel verdetto di oggi, la Corte presieduta da Raimondo Lo Forti fa riferimento alla sentenza del Tribunale di primo grado che aveva condannato l’imputato a 9 anni e, vista l’assoluzione in appello ormai definitiva dei fatti successivi al ’92, determina la pena a 7 anni di carcere.

“Questa è una sentenza che rende giustizia a un lavoro molto impegnativo svolto, ci riteniamo soddisfatti”, ha commentato il pg Luigi Patronaggio, che oggi nelle ultime repliche in aule ha ribadito contro Dell’Utri l’accusa di aver “rafforzato” Cosa nostra creando un “aggancio” con Silvio Berlusconi. “Sostanzialmente la sentenza di condanna a 7 anni per Dell’Utri è una conferma della sentenza di secondo grado, è stata riconosciuta la responsabilità penale per il periodo che arriva fino al 1992. Dobbiamo leggere le motivazioni, poi le singole condotte che vengono ascritte al condannato”, ha aggiunto Patronaggio. E alla domanda se la Procura generale chiederà l’arresto dell’imputato, Patronaggio a caldo aveva replicato: “Questo non è dato sapere…”.

“Se mi dovessero assolvere non brinderò né festeggerò, sono vent’anni che soffro. Non c’è nulla da festeggiare”, aveva affermato Dell’Utri entrando nell’aula bunker di Palermo poco prima della sentenza. “Mi sembra che questa Corte d’Appello abbia esaminato con spirito molto serio e distaccato tutti gli atti”, ha proseguito Dell’Utri. “Se dovesse andar male, mi dovessero condannare non dirò che sono giudici comunisti”. Prima della lettura della sentenza, Dell’Utri è tornato sul caso Mangano. “Io non ho mai detto che Vittorio Mangano è un eroe, ho detto e lo ripeto anche oggi che Mangano è il mio eroe”. Eroe, ha precisato, “come nei romanzi russi, perché ho saputo che gli hanno detto che se mi avesse accusato non avrebbe più avuto problemi giudiziari”.

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Nuovo governo, Berlusconi: “Bersani presidente e Alfano vice”

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Il presidente preincaricato da Napolitano prosegue le consultazioni in vista di un possibile governo e incontra Cgil, Cisl e Uil: “Situazione drammatica, servono miracoli”. I sindacati: “Un esecutivo a ogni costo. Togliere l’Imu sulla prima casa fino a mille euro e tagliare i costi della politica”. Don Ciotti: “Sono già ministro… della Chiesa”. Giovedì il segretario democratico dovrà riferire gli esiti al Quirinale

Pierluigi Bersani e Susanna Camusso

Bersani presidente del Consiglio, Alfano suo vice. Non è fantapolitica, ma la proposta di Silvio Berlusconi. Il Pdl, dice il Cavaliere, si metterà seduto allo stesso tavolo con il leader del centrosinistra solo per dire che quel che serve è un governo di grande coalizione. “Noi diremo a ‘questi signori’ che ci sediamo al tavolo solo se si parla di un governo insieme. Per esempio Alfano vice premier con Bersani premier. Con la partecipazione normale delle forze espresse dagli elettori”. Berlusconi ha un solo obiettivo: non lasciare il Quirinale a una personalità di centrosinistra. “Questa sinistra pensa di occupare tutte le istituzioni – spiega – Al Quirinale ci deve andare un moderato di centrodestra. Noi siamo pronti al confronto con il Pd, ma al Colle non possono mettere uno di loro”.

Ma Bersani, che entro giovedì dovrà presentare al Quirinale gli esiti delle consultazioni, da quell’orecchio non ci vuole sentire. Né sulle larghe intese (e l’ha detto già domenica) né sul prossimo presidente della Repubblica: “Osservo divertito… Ci manca solo che ci mettiamo a parlare anche di quello”. ”Ci manca solo che discutiamo di questo – rincara più tardi – se ne discuterà a tempo debito e non è il caso di mescolare i temi”. Quindi il presidente preincaricato da Giorgio Napolitano rilancia: “Punto a una squadra autorevole in grado di dialogare con tutti” avrebbe detto parlando della formazione di governo durante l’incontro con gli imprenditori. “Sento cose che mi incuriosiscono – ha ironizzato il leader Pd rispetto al totonomi per il Colle – Vorrei dire: ci manca solo che ci mettiamo a discutere di chi è il presidente della Repubblica. Non si sta discutendo di questo, lo faremo a tempo debito, non si mescolano cose palesemente differenti”.

Bersani comincerà domani le consultazioni con i partiti presenti in Parlamento. Incontrerà ilMovimento 5 Stelle mercoledì mattina alle 10. L’incontro sarà trasmesso in streaming. Alla riunione parteciperanno i capigruppo Roberta Lombardi e Vito Crimi. Pdl e Lega andranno insieme da Bersani, ma non ci sarà Silvio Berlusconi. Martedì Bersani incontrerà le delegazioni delle minoranza linguistiche della Valle d’Aosta, del gruppo misto del Senato, del Psi, poi nel pomeriggio il gruppo Grandi Autonomie e Libertà, Lega Nord e Pdl e Scelta Civica. All’ora di pranzo riceverà anche la delegazione della Conferenza dei Presidenti di Regione.

“Abbiamo dato, mentre incontravamo le parti sociali, 48 ore ai partiti per fare una riflessione ed arrivare all’assunzione di responsabilità davanti al Paese”. Ora tocca ai partiti, dice: “Da domani cominceremo gli incontri con tutte le rappresentanze parlamenti secondo la linea più volte descritta che cerca di trovate una soluzione alle condizioni date”. Di certo Bersani manda un messaggio aBerlusconi: “Siamo al dunque, bisogna fare discorsi seri, al mattino non si può annunciare la guerra mondiale e al pomeriggio abbracci”.

Il leader Pd a Le Monde: “Non riesco a essere demagogico”
“Non riesco a essere demagogico” confessa il leader del centrosinistra a Le Monde. “Questa elezione – afferma Bersani al corrispondente a Roma Philippe Ridet – non mi ha insegnato nulla di più su me stesso di ciò che già sapessi guardandomi allo specchio. Ho avuto la conferma che non riesco ad essere demagogico”. Oggi Le Monde dedica a Bersani un lungo articolo intitolato “Mission impossible”. Un riferimento al compito del leader del Pd di formare il nuovo governo. Per il giornale, Bersani, che “fino ad ora aveva curato la sua reputazione di uomo tranquillo, deve cambiare registro per trovare una maggioranza in un Paese profondamente diviso, che ha perso la bussola”.

Tanto che dopo il terzo giorno di consultazioni chiarisce: “Se uno facesse la somma di tutte le esigenze impellenti, ricaverebbe che serve un governo dei miracoli. Miracoli non se ne fanno ma uscire si può”.

Bersani potrebbe indicare un’altra figura, ma la vera partita è il Colle
Tuttavia da giorni il sentiero su cui sta camminando Bersani sta diventando sempre più stretto. Il segretario del Pd ha chiesto la convocazione d’urgenza della direzione del partito per avere il via libera definitivo sulla linea da tenere, ma le possibilità si stanno riducendo nonostante l’ottimismo del leader del centrosinistra. L’ipotesi che sembra prendere sempre più corpo è quella che lo stesso Bersani, mercoledì quando tornerà al Quirinale al termine delle consultazioni, indichi un’altra figura che possa essere nominata da Napolitano e che potrebbe avere maggiori possibilità. “Noi – dice Matteo Orfini – continuiamo a proporre un governo di cambiamento sugli otto punti proposti da Bersani”. E a chi gli chiedeva cosa accadrebbe in caso il tentativo del segretario fallisse Orfini ha replicato: “La palla va al Capo dello Stato” ma “non penso sia possibile un governo che metta insieme noi e il Pdl”. Dunque “se fallisce Bersani si avvicinano le elezioni”.

Risulta anche più chiaro che aumentano le quotazioni di uno stallo fino all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Serve, insomma, una pistola alla tempia (la minaccia di uno scioglimento delle Camere, arma che Napolitano, come si sa, non possiede) che potrebbe “convincere” in particolare i parlamentari di Scelta Civica e forse anche pezzi di altri partiti, che si sentirebbero a rischio se si dovesse andare a elezioni anticipate. E soprattutto per questo – il fatto che il pallino sia in mano al prossimo inquilino del Quirinale – che Berlusconi ha fissato bene la sua linea Maginot: sul nome del presidente della Repubblica non tratta. Per Anna Finocchiaroun’eventuale alleanza tra Pd e Pdl per il governo “avrebbe un difetto serio di affidabilità”. La senatrice del Pd ricorda che il sostegno del Pdl al governo Monti è venuto meno e per quanto riguarda le riforme, sui due disegni di legge presentati il Pdl ‘ha fatto saltare il tavolo”. “Questi – dice Finocchiaro – sono fatti che testimoniano la difficoltà di poter contare per un governo di cambiamento su un’alleanza del Pdl, per un difetto serio di affidabilità”. Per quanto riguarda i rimedi contro la crisi, Finocchiaro sottolinea che le ricette del Pdl sono “diverse dalle nostre”.

I sindacati: “Governo a ogni costo”
E le richieste d’aiuto vengono da tutte le parti sociali che chiedono la formazione di un governo “a ogni costo”. Togliere l’Imu sulla prima casa fino a mille euro, taglio dei costi della politica, un governo a tutti i costi. Questo chiedono CgilCisl e Uil a Bersani. Le prossime scadenze estive tra Tares, Imu e aumento Iva, ha detto Susanna Camusso, sono “una miccia che va disinnescata”. La situazione è “drammatica”, ha aggiunto Luigi Angeletti. “Le affermazioni del presidente incaricato – spiega il segretario della Uil –  ci hanno confortato, condividendo la necessità di dare questi segnali in modo radicale”.

 

“Siamo contrarissimi – afferma Raffaele Bonanni – a che si torni a votare. L’Italia rischia di finire come Weimar per i gravi pregiudizi alla stabilità democratici. Si estenderebbe il populismo che porta solo atteggiamenti autoritari. Per questo bisogna fare un governo, farlo a tutti costi. Non capiamo le differenziazioni a non volersi alleare. La situazione è drammatica e la politica è l’arte dell’accordo. E’ quello che fa una classe politica avveduta”.

 

“Chiediamo un governo forte, non di minoranza, che metta in campo azioni per il lavoro – aggiunge il segretario dell’Ugl, Giovanni Centrella – Abbiamo problemi reali e urgenti da risolvere come gli esodati, modificare le riforme Fornero sul lavoro e sulla previdenza, rendere meno stringente il Patto di Stabilità per consentire a Comuni e Regioni di prendere delle decisioni”.

 

Le imprese: “Siamo al collasso, serve un governo urgente”
Stessa linea quella tracciata dal presidente di turno di Rete Imprese Italia, Carlo Sangalli dopo essere uscito dalle consultazioni con Bersani: “L’assoluta necessità e urgenza di dare subito un governo al Paese, richiesto dalla drammatica situazione economica che il Paese sta attraversando e dalle imprese che sono al collasso”. Sul versante economico ha insistito sulla necessità di ridurre la pressione fiscale, oggi ormai a “livelli insostenibili per famiglie, lavoratori e imprese”.

“Il governo si impegni – ha detto -sul versante istituzionale a ridurre i costi della politica e a fare la legge elettorale; sul versante economico a ridurre la pressione fiscale che oggi ha raggiunto livelli insostenibili per le famiglie, i lavoratori e le imprese, incompatibile con il rilancio della crescita e dello sviluppo”. Sangalli ha tra l’altro ribadito la richiesta di evitare l’aumento dell’Iva previsto dal prossimo luglio e insistito sulla necessità di “riaprire il credito alle imprese. Oggi la stretta è altissima. Bisogna ridare liquidità e per questo pagare immediatamente i debiti della Pubblica Amministrazione. Bisogna semplificare il sistema fiscale e burocratico barocco e rendere più flessibile l’entrata nel mercato del lavoro”. Queste, ha concluso, le “priorità” per le imprese.

 

Gli ambientalisti: “Serve un cambio di passo radicale”
Bersani ha ascoltato anche una delegazione di associazioni ambientaliste che chiedono “un cambio di passo radicale”. Sono sette in tutto le organizzazioni che hanno partecipato alla riunione (Wwf,LegambienteGreenpeaceTouring club italianoFaiCai e Federazione Pro natura) e tutte concordano nell’evidenziare la necessità di politiche a difesa della natura e del paesaggio nonché di maggiori risorse. Tra le priorità, sempre secondo le associazioni, anche quella di misure a favore della difesa della legalità, a partire dalla lotta all’abusivismo.

Don Ciotti (Libera): “Sono già ministro… della Chiesa”
“Sono già ministro… della Chiesa”. Così don Luigi Ciotti, presidente di Libera, ha scherzato con i giornalisti dopo l’incontro con Bersani, sgomberando il campo dalle voci che lo davano come possibile ministro di un governo “dream team” capitanato dal leader Pd. “E’ da 42 anni che sono ministro della Chiesa, poi faccio altro e volentieri collaboro a percorsi comuni nella lotta alle mafie e lo faccio con Libera”, ha spiegato don Ciotti. Il sacerdote ha affermato di aver chiesto al presidente del consiglio preincaricato “l’equiparazione delle vittime di mafia a  quelle del terrorismo”.

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San Raffaele Giglio a Cefalù Allarme scabbia per 4 infermieri

CONFERMA DALLA DIREZIONE DELL’OSPEDALE

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CRONACA 25 marzo 2013

di Redazione

Allarme scabbia al San Raffaele Giglio di Cefalù. Nel reparto di cardiologia quattro infermieri sono stati refertati presso un ospedale di Palermo. I medici hanno accertato che i sanitari del Giglio, dopo una visita dermatologica, hanno contratto la scabbia. “Le prime avvisaglie si erano avute sabato scorso – dicono dal reparto – solo che l’azienda ha messo in atto alcune procedure solo oggi, lasciando la domenica il reparto senza nessun intervento. Stiamo parlando di un acaro che ha un incubazione di quattro o sei settimane. Quindi è possibile che a trasmettere la malattia sia stato un paziente già dimesso. In questa situazione il reparto soffre di una carenza di organico”.
Dal San Raffaele Giglio confermano ma sostengono che i casi sospetti sono tre: “Immediatamente la direzione sanitaria ha messo in atto tutte le procedure sanitarie del caso sia ambientali che a tutela del personale nel rispetto di quanto prevede il protocollo in questi casi”.

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Dell’Utri condannato in appello Il Pg Patronaggio chiede l’arresto

LA CORTE D’APPELLO HA CONDANNATO IL SENATORE

MAFIA: DELL'UTRI; SPATUZZA, GRAVIANO MI PARLO' DEL 'PAESANO'
CRONACA 25 marzo 2013

di Markez

Il pg di Palermo Luigi Patronaggio ha chiesto l’arresto, per pericolo di fuga, dell’ex senatore Marcello Dell’Utri, condannato oggi in appello a 7 anni per concorso in associazione mafiosa. Non e’ancora nota la decisione della corte.

La Corte d’appello di Palermo ha condannato l’ex senatore Pdl Marcello Dell’Utri imputato di concorso esterno in associazione mafiosa confermando la pena di 7 anni. La Corte ha celebrato il processo dopo l’annullamento con rinvio, da parte della Cassazione, della prima sentenza di appello che aveva condannato Dell’Utri a 7 anni, assolvendolo, però, dei reati a lui contestati dal ’92 in poi.

Nel verdetto la Corte, presieduta da Raimondo Lo Forti, fa riferimento alla sentenza del tribunale che aveva condannato l’imputato a 9 anni e, vista l’assoluzione in appello ormai definitiva dei fatti successivi al ’92, determina la pena a 7 anni di carcere: la stessa pena del primo processo d’appello, annullato dalla Cassazione.

La vicenda giudiziaria è durata quasi 19 anni: cominciata nel 1994 con l’iscrizione nel registro degli indagati per concorso in associazione mafiosa, passata per due condanne pesanti, un annullamento con rinvio da parte della Cassazione e tornata in secondo grado. Oggi per Marcello Dell’Utri, ex manager di Publitalia, ex senatore del Pdl, arriva il quarto verdetto: sette anni di reclusione. A emetterlo sono stati i giudici della terza sezione della corte d’appello di Palermo presieduta da Raimondo Lo Forti.

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Ricevo e pubblico per conto di Carlo Cittadino

Vi invito gentilmente a diffondere nella rete a tutti questa ignobile storia 
Il 31.01.2013  il Tar di Catania con un ordinanza, mi ha reintegrato nel Collegio dei Revisori del Comune di Catania. 
*La sentenza e’ immediatamente esecutiva.* 
L’Amministrazione  da 45 giorni con scuse generiche e inesistenti non mi ha permesso di esercitare il mio diritto dovere. 

N. 00076/2013 REG.PROV.CAU.

N. 03305/2012 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia

sezione staccata di Catania (Sezione Terza)

ha pronunciato la presente

ORDINANZA

sul ricorso numero di registro generale 3305 del 2012, integrato da motivi aggiunti, proposto da:

Calogero Cittadino, rappresentato e difeso dall’avv. Salvatore Cittadino, con domicilio eletto presso il suo studio in Catania, via O.Scammacca,23/C;

contro

Comune di Catania, in persona del sindaco p.t., rappresentato e difeso dall’avv. Santa Anna Mazzeo, con la quale è domiciliato in Catania, via Oberdan, 141, presso l’avvocatura dell’Ente;

nei confronti di

Massimiliano Lo Certo, rappresentato e difeso dall’avv. Andrea Provvidenza, con domicilio eletto presso il suo studio in Catania, via G. Carnazza, 51;

per l’annullamento

previa sospensione dell’efficacia,

– della delibera n 52 del 26.11.2012 del C.C. di Catania avente ad oggetto “elezione dei componenti il collegio dei revisori dei conti”, con la quale è stato eletto il collegio dei revisori dei conti del comune di Catania per un successivo triennio, nella parte in cui è stato designato quale terzo componente il dott. Lo Certo Massimiliano.

Visti il ricorso, i motivi aggiunti e i relativi allegati;

Visti gli atti di costituzione in giudizio di Comune di Catania e di Massimiliano Lo Certo;

Vista la domanda di sospensione dell’esecuzione del provvedimento impugnato, presentata in via incidentale dalla parte ricorrente;

Visto l’art. 55 cod. proc. amm.;

Visti tutti gli atti della causa;

Ritenuta la propria giurisdizione e competenza;

Relatore nella camera di consiglio del giorno 30 gennaio 2013 il Cons. dott. Gabriella Guzzardi e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;

Rilevato che il ricorso introduttivo appare prima facie provvisto dei necessari presupposti di “fumus” oltre che di danno, coerentemente con l’orientamento giurisprudenziale di cui alla sent. n. 6964/2010 della Quinta Sezione del Consiglio di Stato, alla quale il Collegio aderisce, e che pertanto può essere accolta la domanda cautelare relativamente alla contestata nomina del controinteressato; che le spese della presente fase cautelare possono andare compensate data la peculiarità della fattispecie prospettata

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia sezione staccata di Catania (Sezione Terza), accoglie la domanda cautelare nei sensi di cui alla parte motiva.

Fissa per la trattazione di merito del ricorso la seconda udienza pubblica del mese di dicembre 2014, secondo il redigendo calendario.

Compensa le spese della presente fase cautelare.

La presente ordinanza sarà eseguita dall’Amministrazione ed è depositata presso la segreteria del tribunale che provvederà a darne comunicazione alle parti.

Così deciso in Catania nella camera di consiglio del giorno 30 gennaio 2013 con l’intervento dei magistrati:

Calogero Ferlisi, Presidente

Gabriella Guzzardi, Consigliere, Estensore

Agnese Anna Barone, Consigliere

L’ESTENSORE IL PRESIDENTE

DEPOSITATA IN SEGRETERIA

Il 31/01/2013

IL SEGRETARIO

(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

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FORMAZIONE: “È FINITO IL POZZO DI SAN PATRIZIO”

INVIATO DA REDAZIONE IL SAB, 23/03/2013 – 09:24
Desiree Sicilia

“È finito il pozzo di San Patrizio”, così il Presidente Crocetta sancisce la fine di un’era nel mondo della formazione.

Sia Crocetta sia l’Assessore Scilabra hanno presentato il pugno di ferro contro un settore in cui regna il più totale caos, sia nei finanziamenti sia nei corsi.

Sono 235 gli enti già cancellati, su più di 2.200, e sono già 43 quelli che hanno il procedimento in corsoper inadempienze retributive verso i lavoratori.

 

Proprio queste inadempienze stanno uccidendo il campo della formazione e a pagare sono ancora i lavoratori.

“È proprio a loro che stiamo pensando, quindi è inutile che li facciano entrare in sciopero”

 

Sono nomi noti nell’ambiente quelli degli enti sotto controllo, enti che hanno avviato corsi per milioni di euro e che, spesso, sono anche vicini a personalità politiche e a partiti.

“Non mi importa di quello che affermano i partiti – dichiara Crocetta – io sto solo mettendo in atto la legge. Con i partiti si discute di progetti futuri”.

Tra le 43 scuole di formazione anche lo Ial Sicilia, l’Ecap Catania e l’Ecap Caltanissetta, anche se la maggior parte di questi si trova nel Messinese. Sono infatti 18 nella città dello stretto.

Tre, in particolare, sarebbero legati a personaggi politici influenti del Pd.

 

Una vera e propria procedura di cleaning, come Crocetta stesso l’ha definita.

Naturalmente un unico controllo non basta e gli ispettori torneranno nel momento meno prevedibile.

Un elemento chiave nei controlli è il fattore del personale amministrativo: in molti enti circa la metà fanno parte dell’amministrazione, quasi a pari passo con i formatori.

“Questo è il segnale che sono state fatte delle assunzioni con raccomandazioni e spiega, almeno in parte, il perche dei costi dei corsi gonfiati”.

 

L’Assessore Scilabra, invece, guarda al futuro.

“Non è mia responsabilità ciò che hanno fatto in passato, sto però cercando di porre rimedio”.

Annuncia, infatti, l’istituzione di un ufficio dedicato ai pagamenti pregressi dal 1998 in poi.

 

A luglio, inoltre si concluderà si famoso Avviso 20, su cui regnava un giallo: dove erano finiti i soldi?

“In realtà – spiega l’assessore – i soldi non ci sono mai stati, c’erano solo per la prima annualità. Ecco perchè dobbiamo cambiare tutto”.

 

Da luglio, annuncia, cominceranno i corsi di riqualificazione per il personale e, solo successivamente, l’emissione di nuovi bandi che si concentreranno sul “piano giovani”.

“Ciò che vogliamo fare – dichiara – è un collegamento tra domanda del territorio e lavoro. Una parte del tempo dei corsi sarà infatti dedicata all’apprendistato in azienda”.

 

Un giro di vite, dunque, per tutti gli enti che fanno obbligo formativo. Crocetta vorrebbe infatti trasportare il modello della scuola pubblica all’interno delle scuole di formazione, anche a livello di assunzioni.

 

Dal 2008, inoltre, esiste l’Albo dei Formatori proprio come ausilio nella mobilità. In quel periodo, tutte le assunzioni erano state bloccate, dati i primi segnali di crisi che stava per colpire il settore”.

“Naturalmente – dichiara la Scilabra – così non è stato e le assunzioni sono continuate. Ora noi rafforzeremo il compito di quest’albo, in modo tale che gli enti siano obbligati ad attingere da là, e ci siano nuove e regolari assunzioni”.

 

Tutto molto chiaro per il futuro, una ventata di freschezza e di progettazione, ma il presente?

Nessuna notizia, infatti, sui soldi che ancora i lavoratori che ancora operano con l’Avviso 20. Dovranno anche loro rivolgersi all’ufficio”stipendi pregressi” e aspettare 10 anni? O dopo Pasqua, potrebbe arrivare un uovo di cioccolato con gli emolumenti in arretrato?

 

L’ELENCO DEGLI ENTI CON PROCEDIMENTO

 

Agrigento: Ial -Agrigento

 

 

Caltanissetta: Ecap – Caltanissetta, Irfap – Caltanissetta e Ial Sicilia Caltanissetta

 

Catania: Associazione Eris, Ecap- Catania, EuroForm – Progettazione e servizi Formativi di Presti Alberto &C s.a.s, AS. Gruppo Euroconsult, Associazione Regionale Ciofs-Fp Sicilia e Enaip Asaform

 

Messina: Coo.tur società cooperativa di Capo d’Orlando, Afel, Esac , Genesi, Training Service,C.U.F.T.I ( Taormina), Esfo (Sant’Agata di Militello), Euris (Pagliara), Giovanni XIII (Torregrotta), Ismerfo, Jasna Gora (Caprileone), Studio Milione group (Brolo), Trinacria (Sant’Agata di Militelo), Lumen, Ancol-Barcellona Pozzo di Gotto, San Pancrazio-Giardini Naxos, Consorzio Insieme-Messina e l’Efal-Messina.

 

Palermo: Centro Filippo Buonarroti, Engim -Sicilia, Eureca, Isfordd, Isme Rc – Istituto Mediterraneo per la Ricerca e Comunicazione

 

Ragusa: Centro Studi Ibleo, Enaip, Forpromed, Logos, Promoter Sud e Ial Sicilia

 

Trapani: Cipa-At, Medea, Usmi, Ial Sicilia

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