Per non dimenticare Padre Vincenzo Saitta


Il 1 Dicembre 2013 ci ha lasciati padre Vincenzo Saitta, un fratello ed un amico, di tutti, specie dei giovani da lui seguiti con particolare dedizione ed affetto fin dalla più tenera età. Dall’ottobre 1986 era stato per tanti anni il primo parroco della Sciarotta nellachiesa di San Nicolò e, successivamente, nella chiesa di Sant’agata; dal 2000, arciprete parroco della Matrice, la Chiesa della SS. Trinità, la principale di Bronte che con amore, molta passione e tanti sacrifici, era riuscito a portare dopo lunghi lavori di restauro alla bellezza ed agli splendori di un tempo. Padre Vincenzo ne era entusiasta. Un primo restauro era stato concluso nel marzo del 2007, poi, sempre per la sua insistenza, i lavori erano stati ripresi e conclusi definitivamente solo alcuni mesi fa.
Ricordiamo ancora il fervore e l’entusiasmo nel descriverci minuziosamente e con precisione di particolari i lavori appena conclusi ma sopratutto ricordiamo il suo disappunto per averlo noi citato nel corpo dell’articolo riconoscendogli qualche merito. Non voleva alcuna lode perchè operava sempre con amore, dedizione e tantissima umiltà. Ora tutto ciò ci mancherà come ci mancheranno il suo sorriso, il suo entusiasmo, i suoi consigli e la sua fraterna amicizia.

Ma la vita continua. Il 4 dicembre 2013 Mons. Salvatore Gristina, Arcivescovo di Catania, ha nominato padre Nunzio Capizzi, un amico ed un fraterno collaboratore di padre Vincenzo, amministratore parrocchiale della parrocchia SS. Trinità (la Matrice), Rettore del Santuario di Maria SS. Annunziata e Commissario Arcivescovile della confraternita del SS. Sacramento.

Di padre Vincenzo vi facciamo leggere il ricordo di chi lo ha sostituito, padre Nunzio Capizzi, e quello che mons. M. Licciardello gli ha dedicato sul settimanale “Prospettive”.

L’importanza della porta aperta

Padre Saitta: un prete contento e vicino alla gente

1. «A me piace essere sacerdote». Ho sentito padre Saitta pronunciare queste parole, in una circostanza in cui potevano sembrare fuori posto. Circa diciotto anni fa, un sabato sera di dicembre, avevamo appena finito il “trasferimento” dalla chiesetta di San Nicola al garage. Questo, infatti, nei tempi di Natale e di Pasqua, faceva da chiesa.

Quella sera, durante gli spostamenti, arrivarono dei giovani non appartenenti alla parrocchia e al quartiere di San Nicola – Sciarotta. Alla loro domanda sulle motivazioni dell’evidente impegno di padre Saitta in quel trasferi­mento e sulla presenza di numerosi collaboratori, egli rispose con le parole che sopra ho citato. Alla base di tanto impegno di padre Saitta nel suo ministero di parroco, sia nella parrocchia Sant’Agata che nella Chiesa Madre, ci sta la sua gioia di essere sacerdote. Egli, cioè, era contento di dare la vita per Dio e per i fedeli.

È stata la gioia profonda del suo essere prete a spingerlo sia nel suggerire sempre nuove forme di coinvol­gimento, sia nell’accogliere le varie iniziative proposte dalla gente a favore del quartiere San Nicola – Sciarotta.
Si pensi, ad esempio, ai tornei di calcetto che si svolgevano nei mesi di luglio e agosto nel cortile del Bronte, Chiesa di San Nicolacentro sociale, all’impegno per la fondazione e il cammino del gruppo Scout Bronte 1 oppure, infine, ai “giochi senza quartiere” che impegnavano i ragazzi nei mesi estivi.
Si trattava sempre di attività portate avanti insieme con le famiglie, con i giovani, con persone che, comunque, desideravano rendere migliore la realtà nella quale si viveva, come padre Saitta era solito ripetere nelle riunioni e negli incontri con i numerosi collaboratori.

L’impegno nel quartiere San Nicola – Sciarotta ha avuto il suo culmine nella nuova chiesa parrocchiale.
Chi conosce il faticoso itinerario della costruzione di questa, solennemente consacrata il 25 aprile 1998, può attestare che tale costruzione è stata realmente espressione della costruzione, più profonda, della comunità dei fedeli, di cui padre Saitta, dall’ottobre 1986, è stato il primo parroco.

La gioia dell’essere prete ha pure spinto padre Saitta ad impegnarsi nella Chiesa Madre.
Qui non è stato il primo parroco ma, dal 6 settembre del 2000, ha dovuto inserirsi dentro un cammino tracciato da altri preti, non solo di recente ma anche nei tempi passati. Si è inserito bene, lasciandosi guidare dall’idea della Tradizione, ossia dalla trasmissione della fede da parte dei fedeli che, in modo nuovo, trasmettono il “deposito” di sempre. La sua capacità di collaborare con tutti e di valorizzare le persone ha permesso che, insieme ai giovani, alle famiglie e a tutti coloro che hanno dato il proprio contributo, si sia potuto realizzare un cammino comunitario centrato soprattutto sulla preghiera e sulla trasmissione del Vangelo, nelle varie forme di catechesi per giovani e per adulti, oltre che nella formazione spirituale dei collaboratori.
Anche in Chiesa Madre, alla vita interna della comunità si è accompagnato il segno esterno dei lavori della chiesa. Questa, dopo i lavori di restauro, è stata solennemente consacrata il 15 aprile 2012.

2. Un tratto caratteristico del ministero sacerdotale di padre Saitta può essere reso con l’immagine della porta aperta. Quando arrivava in chiesa – sia a San Nicola, che a Sant’Agata e alla Chiesa Madre – dopo una sosta di preghiera davanti al tabernacolo, il primo gesto era quello di aprire la chiesa. La porta si chiudeva quando lui andava via, cioè verso mezzogiorno o la sera tardi.
Per padre Saitta, era importante che la gente trovasse la porta aperta. Chiunque entrava per parlare o per qualche richiesta poteva fare esperienza di trovare un prete vicino, disponibile. Una sera, per esempio, un giovane gli chiese: «quando le posso parlare?». La risposta fu: «subito». Quel giovane, meravigliato, esclamò: «francamente non mi aspettavo questa risposta e, perciò, non sono preparato per un discorso articolato, ma comunque approfitto della sua disponibilità».

Tante volte ho sentito padre Saitta parlare dell’importanza della porta aperta. A riguardo, con la sua semplicità, parlava di due suoi modelli, di due punti di riferimento.
Primo modello era la vecchia mamma – oggi di 102 anni – che, a casa gli faceva sempre trovare la porta aperta. Altro modello era il defunto arcivescovo Mons. Domenico Picchinenna che, il 25 luglio 1971, nella Chiesa Madre, lo aveva ordinato prete e, nell’ottobre 1986, lo aveva fatto parroco a Sant’Agata. Fra le numerose qualità che, spesso, richiamava del defunto arcivescovo, la più ricorrente era la disponibilità all’ascolto e al rapporto umano, altrimenti detta appunto con l’immagine della porta aperta. [+++ Sac. Nunzio Capizzi]
In ricordo di Padre Vincenzo Saitta

L’uomo giusto per il posto giusto

Padre Vincenzo SaittaVedere una grande Chiesa Madre, stracolma di fedeli, commossi tutti ed alcuni piangenti, pregare uniti al Pastore della Diocesi che celebra assieme a circa quaranta sacerdoti, attorno ad una bara, ancora scoperta, ove giace il corpo inerte di un prete, è segno che, nonostante tutto, la speranza non è ancora morta.

Appena un anno ed ecco un altro funerale, nella stessa chiesa, con gli stessi fedeli nella cittadina di Bronte che piange, ancora una volta, un altro suo figlio, tanto caro, anche lui Sacerdote di Dio, che a sessantasette anni, è stato chiamato dal Pastore eterno per continuare lassù il suo cantico di lode.

Un anno, infatti, è trascorso dalla morte di Mons. Antonino Longhitano e, lo scorso 1 dicembre 2013, ci ha lasciato anche il carissimo Sac. Saitta Vincenzo Arciprete Parroco della Chiesa Madre di Bronte. Non era ancora anziano, ma quel terribile male che non perdona, l’aveva ridotto, in quest’ultimo periodo, ad un larva ambulante, uno scheletro semovente, un rudere di uomo. E, tuttavia, gli era rimasta una gran voglia di vivere, un’ansia per continuare a combattere, un desiderio vivissimo di dare il resto degli anni che gli rimanevano per il bene spirituale delle anime che gli erano state affidate.

Don Vincenzo Saitta era nato a Bronte il 28 gennaio del 1945 e Brontese doc era rimasto, soprattutto nella particolare flessione di voce, propria del suo paese. Aveva avuto una particolare e profonda formazione umana e religiosa frequentando i primi anni di ginnasio al Piccolo Seminario di Bronte: I suoi Superiori, ancora viventi, lo descrivono come un ragazzo volitivo e volenteroso, semplice, generoso, “genuino”. Poi, nel Seminario Maggiore compì tutti i suoi studi e perfezionò la sua formazione spirituale ed ecclesiastica e fu ordinato presbitero il 25 luglio 1971 per le mani di S. E. Mons. Domenico Picchinenna, nella chiesa Madre di Bronte.

Prima nomina: Vicario Cooperatore a Catania nella Parrocchia N. S. di Lourdes, ove rimase appena un anno. Fu inviato, quindi, nel 1972, sempre come Coadiutore, a Maniace. Direi che Don Vincenzo Saitta, proprio lì, in quello sperduto Villaggio (allora non era neppure Comune) irrobustì la sua formazione sacerdotale accanto allo zelante suo Parroco con cui, insieme, cor unum et anima una, fecero nascere, crescere ed ingrandirsi una Comunità che prima non esisteva.
Rimase a Maniace fino al 1986. A Bronte, intanto, in una zona un po’ distante dal paese si era formato un nuovo agglomerato di famiglie, abbandonate però a se stesse, senza assistenza religiosa, senza chiesa. Ci voleva, per quella zona, un prete, giovane, forzuto, aduso alla fatica, pieno di iniziative, intelligente, capace di saper inghiottire anche pillole amare.
L’Arcivescovo S. E. Mons. Picchinenna, che parlava poco ma rifletteva molto, capì che Don Vincenzo Saitta era l’unico uomo giusto per il posto giusto. E non sbagliò! Don Vincenzo, che a Maniace, s’era già formato le ossa, fu pronto per il…volo.
Come un buon agricoltore, si rimboccò le maniche e cominciò, per prima, a seminare la Parola di Dio, in maniera semplice, ma efficace e a poco a poco, cominciando dai fanciulli, riuscì a far sorgere assieme ad una nuova e genuina Comunità, anche una nuova chiesa, moderna per un verso, accogliente e raccolta al pari di una chiesa antica. Quattordici anni di duro, indefesso lavoro. Poi, quasi a ricompensa per l’ineccepibile servizio pastorale, S.E. l’Arcivescovo Mons. Luigi Bommarito il 1° settembre del 2000, lo nominò Arciprete Parroco della Chiesa principale di Bronte.

P. Saitta ha avuto altri incarichi: da tanti anni era stato Assistente dei Maestri Cattolici ed alcuni mesi fa era stato nominato anche Rettore del Santuario di Maria SS. Annunziata. Purtroppo Don Vincenzo, da qualche anno, ha dovuto imboccare la Via della Croce, una Via troppo pesante per lui, una via che non si aspettava, lui così pieno di vitalità e di salute. Fino all’ultimo è rimasto, però, al suo posto sopportando per le anime, nel suo corpo, ciò che manca ai patimenti del Cristo (Col. 1/24), con pazienza e rassegnazione pensando che tutto sarebbe servito per il bene suo e della sua Chiesa.

Bronte piange i suoi Sacerdoti che, man mano, se ne vanno ed ha ben ragione. Bronte che per il passato è stata una fucina di presbiteri non sa rassegnarsi. Coraggio, Bronte, non piangere; ma ritrova le tue forze, le tue energie, il tuo entusiasmo, e sarai nuovamente fucina di splendide, preziose vocazioni. [Mons. Mauro Licciardello, su Prospettive, n. 45 del 15 dicembre 2013]

Fonte bronteinsieme

Categorie: Uncategorized | 1 commento

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Un pensiero su “Per non dimenticare Padre Vincenzo Saitta

  1. grandissimo sacerdote che a lavorato per la vigna del signore grazie padre saitta

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