Scoppia un caso al comune di Palermo. Uno dei dirigenti appena nominati, Alfredo Milani, fu arrestato nel 1999 e patteggiò la pena per aver intascato una mazzetta in cambio di uno sconto sulla tassa per lo smaltimento dei rifiuti. Oggi tornerà a lavorare nello stesso ufficio in cui intascò la tangente.

Nominato dirigente dello stesso ufficio dove nel 1999 intascò una tangente. A volte ritornano è il caso di dire. E pure sul luogo del delitto. Alfredo Milani entra a far parte dello staff dirigenziale dell’ufficio Tributi del comune di Palermo. E’ l’ufficio dove lavorava tredici anni fa quando patteggiò una condanna a due anni per avere chiesto una mazzetta ad un imprenditore. Non uno qualsiasi. Si trattava, infatti, di Giacomo Guaiana, cugino del sindaco Leoluca Orlando. Lo stesso primo cittadino di allora. Lo stesso che ora ha firmato la determina che assegna Milani all’ufficio Risorse e tributi. Abbiamo provato, senza successo, a contattare Orlando per conoscere il suo pensiero sulla faccenda. Così come abbiamo cercato di parlare con il vice sindaco, il generale della guardia di Finanza Ugo Marchetti, assessore al Bilancio a cui fa capo l’ufficio Tributi dove Milani entrerà in servizio mercoledì.

“E’ stato un momento di debolezza”, disse Milani davanti al giudice per le indagini preliminari Antonio Caputo nel corso dell’interrogatorio di garanzia dopo l’arresto chiesto dal pubblico ministero Paolo Guido, oggi alla direzione distrettuale antimafia di Palermo. Milani ammise di avere chiesto dieci milioni di lire, e un tappeto, all’imprenditore Giacomo Guaiana in cambio di uno sconto sulla tassa per lo smaltimento dei rifiuti. Il cugino del sindaco rifiutò l’offerta e raccontò tutto agli agenti della Squadra mobile. Nell’ufficio furono piazzate le microspie che registrarono le conversazioni che inchiodarono il dipendente comunale.

Nel 2003 dopo il patteggiamento arrivò pure la condanna della Corte dei conti. Milani fu costretto a sborsare cinque mila euro e altri 1.200 euro per danno “da tangente” e per il danno di immagine provocato all’amministrazione di Palazzo delle aquile. Non arrivò, però, alcun provvedimento disciplinare. Milani restò in servizio. Erano anni in cui non era del tutto chiaro se il patteggiamento dovesse fare scattare anche sanzioni disciplinari.

Ultima modifica: 20 Luglio ore 21:31
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