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Mafia, pizzo e riscossione crediti  Alla sbarra gli esattori dei Mazzei

IL PROCESSO

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Hanno sfilato in aula alcune delle vittime.

CATANIA – Un’udienza fiume quella che si è svolta ieri davanti alla Terza Sezione penale del Tribunale di Catania. Alla sbarra i componenti della cellula del clan Mazzei nella frazione di Lineri a Misterbianco. Questa almeno l’ipotesi accusatoria che è emersa dall’inchiesta della Squadra Mobile Enigma che portò a scoprire il libro mastro del pizzo dei Carcagnusi. Quasi completati gli esami dei testi dell’accusa: ieri sono state ascoltate alcune delle vittime che sarebbero state “contattate” dai picciotti dei Mazzei per riscuotere un debito. Insomma la mafia diventa una sorta di agenzia di riscossione crediti.

“Confermo tutto quello che ho detto alla polizia”. Esordisce così un venditore ambulante che avrebbe subito pressioni da parte di Guido Acciarito, spalleggiato da alcuni picciotti, per riavere indietro i soldi che il commerciante doveva al padre, purtroppo scomparso. Nonostante la frase iniziale sono state molte le contraddizioni rilevate durante l’esame del teste: l’ambulante su diversi aspetti della vicenda ha dato una versione difforme da quella che aveva fornito ai poliziotti in fase di indagini. In particolare il pm Rocco Liguori ha contestato il fatto che in sede di verbale il teste aveva raccontato che aveva saputo che le persone che accompagnavano Acciarito, tra cui un certo Roberto, erano dei “Carcagnusi” già quando li aveva incontrati. Ma durante il contro esame il commerciante ha raccontato una nuova versione dei fatti e cioè di aver saputo che erano appartenenti al clan Mazzei solo dopo aver visto le foto sul giornale. Un particolare però non sfugge al presidente del Tribunale Maria Pia Urso: “Come ha fatto a scoprirlo dal giornale se ha appena detto che non sa leggere?”.

Più lucido il racconto di un agente di commercio che aveva contratto un debito con il suo ex socio. Una storia di assegni e titoli tornati indietro che sfocia in minacce e pressioni. Ad un certo punto però la vittima passa al contrattacco e registra le telefonate che porta direttamente ai carabinieri. L’imprenditore Serafino Panassidi (che ha patteggiato la pena) ad un certo punto si presenta con Paolo Cosentino. Era il 2012. “Si sono presentati all’improvviso in un’area di servizio che Panassidi sapeva che frequentavo – racconta il teste – e in quell’occasione ho conosciuto Paolo Cosentino e Costantino Grasso, detto Nuccio. E lì mi è stato detto che i soldi ormai li dovevo a loro. Ci sono stati attimi di nervosismo, ma le minacce sono arrivate dopo”. Si arriva alla trattativa per la restituzione del debito: 500 euro al mese che l’agente di commercio racconta di aver portato nel negozio di mobili di Paolo Cosentino. Anzi per la precisone Cosentino poi lo ha accompagnato a casa di Nuccio Grasso che in quel periodo era ai domiciliari. Sono arrivati i problemi che non hanno permesso di pagare regolarmente il debito. Panassidi, allora, sarebbe intervenuto per sollecitare l’ex socio ad onorare l’impegno preso con i “Carcagnusi”. E’ stato in quel momento che l’agente di commercio ha deciso di registrare le telefonate e di denunciare i fatti.

Due imprenditori sarebbero stati contattati per pagare un debito di oltre 25 mila euro. Minacce velate, incontri, pressioni. Il rituale è sempre lo stesso. Tra i testi esaminati anche il conoscente di una delle presunte vittime. Un commerciante di carne che ha cercato di aiutare un amico che aveva un debito con Alfio Grazioso. Per risolvere la questione il testimone avrebbe contattato anche Omar Scaravilli, esponente dei Laudani. Ma neanche l’intermediazione del boss pare sia servito a qualcosa. Perché poi alla fine “gli ho consigliato di andare dalle forze dell’ordine”.

Il processo è stato rinviato al prossimo 15 novembre. Il Tribunale ha accolto la richiesta del pm e sarà ascoltato il pentito Luciano Cavallaro, che è entrato nel programma di collaborazione dopo l’apertura del processo. L’ex esponete del cla Nicotra di Misterbianco sarà presente in udienza perché dovrà affrontare – ha anticipato il sostituto procuratore Liguori – alcuni riconoscimenti fotografici.

I NOMI DEGLI IMPUTATI. Guido Acciarito, Giuseppe Avellino, Gaetano Bellia, Alfio Cavallaro, Paolo Cosentino, Salvatore Cosentino, Andrea Diego Cutuli, Giuseppe D’Agostino, Carmelo Di Mauro, Concetto Ganci, Costantino Grasso, Domenico Antonino Grasso, Alfio Grazioso, Alessandro Malerba, Roberto Malerba, Sebastiano Mazzei, Giovanni Miuccio, Giovanni Papa, Francesco Renda, Giuseppe Chinnici, Antonino D’Amico, Daniele Di Mauro, Antonino Giuffrida, Mario Salvatore Giuffrida, Serafino Panassidi, Pavone Emanuele, Mirko Antonino Santanocito, Gaetano Sciacca, Francesco Terranova

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