di iena giudiziaria libera tutti se c’è solo teorema accusatorio

Poseidon, altro che dio del mare e signore dei terremoti, così era stata griffata dalla Capitaneria di Porto, l’inchiesta sulla gestione di contributi europei per la pesca. A proposito che c’azzecca la Capitaneria con una delicata indagine di presunta ordinaria truffa? Non sono “menti e braccia” sottratte a “Mare Nostrum”?

Una turbinio con il traballo del coperchio simile a quello che si scatena in una pentola quando l’acqua arriva a temperatura di ebollizione, per cuocere a duro una mezza dozzina di uova. Tutto e solo questo riusciamo ad immaginare di un indagine così pretenziosamente denominata e smentita dal Procuratore Capo in persona.

Altro che tempeste e terremoti, “Poseidon” l’inchiesta per il presunto sviamento di circa tre milioni di contributi europei, per la Pubblico Ministero dottoressa Alessandra Tasciotti, si è rivelata più scivolosa di un scoglio ricoperto di muschio, meglio noto come “‘u lippu”.

Un’imbarazzata Procura della Repubblica, dopo quasi cinque giorni di stridente silenzio dalle prime notizie dei media, invece della conferenza stampa con la descrizione dei particolari della “brillante”operazione, per bocca dello stesso Procuratore Capo Giovanni Salvi “terremota” lei, la sostituta Tasciotti, con queste parole: “dopo una prima fase di verifica -ha detto Salvi a Livesicilia Catania- non abbiamo ritenuto sussistere alcuna ipotesi di reato idonea a sostenere l’accusa a carico dei 36 indagati”.

Si ricorderà che già da qualche giorno il “tritacarne mediatico” stava pian, piano lanciando i primi schizzi su ex sindaci, presidenti di partecipate, alti burocrati regionali, funzionari comunali, ditte private, per nel giro di qualche giorno, andare a pieno regime . La dottoressa Alessandra Tasciotti non è nuova, senza offesa, non troviamo termine migliore, a queste “malafiure” professionali.

In un recente processo di qualche mese fa i giudici, Presidente Rosario Cuteri, della Corte d’Assise di Catania hanno condannato ad otto anni di reclusione Viorel Tudor Tanase, cittadino romeno di 52 anni. I giudici hanno ritenuto l’uomo colpevole di morte come conseguenza di altro delitto e di tentate lesioni dolose.

Per Tanase, la Pubblica Accusa, rappresentata dalla dottoressa Tasciotti, aveva chiesto “solo” l’ergastolo! Facendo compiere un sobbalzo alla difesa rappresentata dall’avvocato Paolo Sapuppo: “si tratta di una richiesta, quella della Pubblica Accusa che contrasta in modo palese con le evidenze processuali.”

Ma non disperi il signor Tanase: siccome un’ altra caratteristica professionale della dottoressa Tasciotti sembra essere quella di andare per le spicce. Ad esempio, nel concreto la piromania è stata esclusa dalla consulenza tecnica d’ufficio in sede di incidente probatorio.Una vicenda, quindi, che potrebbe riservare ancora sorprese in secondo grado.

Protagonista la dottoressa Tasciotti anche in un recente fatto di cronaca. Una escort sostiene di avere subito una rapina da un cliente. Un racconto -quello della escort- che fa acqua. Il cliente le avrebbe puntato la pistola e lei, con invidiabile sangue freddo, senza scomporsi, avrebbe chiamato al telefonino, con una pistola puntata sotto il naso, il 113. Ebbene per farla breve, il cliente viene indagato. Quello proprio strano, strano, che non torna è che il Gup, in sede di convalida, rileva che l’indagato è stato oggetto di pestaggio. Eppure la dottoressa Tasciotti non apre un fascicolo. L’uomo indagato, con un esposto, denuncia di  essere stato picchiato nei locali della squadra mobile di Catania. E allora la Procura apre un fascicolo. Che dire? Così ‘i Catania!
Un ultima annotazione, giusto qualche settimana fa la dottoressa Tasciotti è stata promossa. Gli addetti ai lavori sanno bene cosa vogliamo dire: la stanza della dottoressa Tasciotti non è più nell’ex Pretura di via Crispi, ma a piazza Giovanni Verga, dove stanno i P. M. bravi, anzi quelli super!!