Ci eravamo salutati con un “tutto è bene quel che finisce bene”.
Si era presentato con qualche minuto di anticipo, in abito scuro, il notaio Marco Cannizzo ha suonato il campanello di SUD e si è presentato con una valigetta.
Ci aveva chiesto di poter chiarire la sua vicenda, almeno per quanto riguarda il caso di cui avevamo parlato nell’articolo “IL NOTAIO CANNIZZO ED IL PASTICCIO DELL’ATTO CALABRESE”
Attrezzato, ha tirato fuori i documenti, che ha tenuto stretti tra le mani senza mai distoglierne lo sguardo, per poter spiegare a tutti quel che era accaduto.
“Si è vero Calabrese ha subito un danno ingiusto, ma sto provvedendo, non è stata colpa mia ma del mio collaboratore visurista” ha affermato.
Prima del caso Calabrese ci eravamo occupati del notaio Cannizzo con l’articolo intitolato “Il notaio Cannizzo e il testamento fai da te”.
Durate l’intervista il notaio chiede se gli articoli che SUD aveva già pubblicato sul suo conto, dopo questa sua replica, sarebbero scomparsi.
E’ stato gentilemente spiegato che gli articoli non si sarebbero mossi dal loro posto, quello che era stato scritto manteneva tutta la sua efficacia, supportato da documenti e testimonianze molto chiare, rassicurandolo tuttavia che è stile del giornale dare sempre lo spazio necessario alle repliche, come stavamo facendo in questo caso e che i lettori avrebbero tratto le loro valutazioni.
Per quanto riguarda la vicenda che ha coinvolto la famiglia Calabrese, abbiamo quindi dato atto al notaio Cannizzo del fatto che si è assunto le sue responsabilità e la famiglia Calabrese ci ha confermato che, all’epoca dell’intervista, era stato raggiunto un accordo in base al quale il notaio avrebbe pagato le rate di mutuo intestate ai Calabrese.
Quindi, pare sia andata bene, il signor Calabrese è stato risarcito e tutto si è risolto.
Ma dopo qualche giorno arriva in redazione un altra telefonata, dall’altra parte del telefono c’è un padre avvilito a causa di un problema provocato, a detta dell’interlocutore, proprio dal notaio Cannizzo.
Un altra storia, altri due protagonisti, padre e figlio anche questa volta.
La vicenda è un po’ diversa rispetto alla famiglia Calabrese: Gianni Calogero nel 2007 decide di impegnarsi per acquistare un appartamento per il figlio Claudio che sta affrontando un periodo molto difficile.
Claudio ha problemi con la sua ragazza con cui convive e vorrebe andare a vivere da solo.
Il padre vorrebbe accontentarlo, ha trovato una bellissima occasione.
Un appartamento a 35 mila euro.
Si decide a comprare e accetta la proposta della parte venditrice di affidarne gli atti al notaio Cannizzo.
Già questa è una singolarità che si ripete, come nel caso Calabrese, ed in contrasto con una prassi che vorrebbe che a scegliere il notaio sia sempre la parte acquirente per motivi di maggior tutela di chi acquista e che certamente rischia di più nel caso di problematiche inerenti la regolarità della procedura.
Ma così viene deciso e così si fa.
L’atto viene stipulato il 12 dicembre 2012, e già la famiglia Calogero si apprestava, in quella casa, ad allestire un bell’albero di natale. E che Natale.
Infatti, sin dalla redazione dell’atto, è questa l’accusa principale dei Calogero, il notaio Cannizzo, (sottolineiamo, scelto dalla venditrice), commette due “errori” clamorosi che vizieranno in maniera determinante la volontà d’acquisto di Calogero.
Il primo consiste nel non aver rilevato (colpa del visurista anche stavolta?) che su quell’immobile vi era trascritto un preliminare di vendita che manteneva tutta la sua efficacia e rendeva già solo per questo l’immobile non vendibile senza un alto rischio di vederlo coinvolto in un’azione giudiziaria.
Il secondo, che alla fine determinerà la perdita della casa per i Calogero, consiste nella sottovalutazione di ben due pignoramenti che gravavano sull’appartamento e di cui il notaio scrive in atto “i cui debiti sono stati estinti e parte venditrice si obbliga a cancellare entro tre mesi dalla data odierna, a propria cura e spese.”
In realtà, questi debiti non erano per nulla estinti e verrà eseguita l’escussione immobiliare con relativa vendita all’asta dell’immobile che poi, guarda caso, verrà acquistato, appunto in asta giudiziaria, proprio da colui che aveva stipulato il preliminare di vendita e che il notaio Cannizzo non aveva riscontrato, dichiarando libero da gravami l’appartamento.
In effetti, sostengono i Calogero, la doppia circostanza che il notaio non li avesse avvertiti circa l’esistenza di un preliminare di vendita e la rassicurazione riportata nell’atto, falsa, che i pignoramenti erano ormai estinti, li ha indotti in errore e che, se fossero stati correttamente informati della portata di quei rischi, non avrebbero di certo acquistato l’appartamento.
Il ruolo del notaio, la sua correttezza e professionalità, in casi come questo, risulta essenziale ad evitare danni alle parti che dovrebbe assistere non solo come mero trascrittore di affermazioni altrui.
Infatti, è la stessa Corte di Cassazione ad affermare, sentenza 7707/2007, che “il notaio non è un destinatario passivo delle dichiarazioni delle parti, ma contenuto essenziale della sua prestazione professionale è il cosiddetto “dovere di consiglio”, che peraltro ha ad oggetto questioni tecniche, cioè problematiche, che una persona non dotata di esperienza specifica non sarebbe in grado di percepire, collegate al possibile rischio, ad esempio, che una vendita immobiliare possa risultare inefficace a causa della condizione giuridica dellimmobile trasferito.”
Sentenza che sembra scritta apposta per questo caso.
Ora, il fatto che il notaio avesse scritto nell’atto che i debiti relativi ai pignoramenti erano estinti, convinceva i Calogero che tale circostanza fosse vera ed accertata dallo stesso notaio.
E così non era.
Alla fine, non entriamo in questioni tecniche, come abbiamo anticipato, la casa finisce all’asta e nel giugno 2009 il giovane Calogero e la sua compagna vengono sbattuti fuori dopo averne pagato interamente il prezzo.
Si avvia quindi la solita estenuante causa giudiziaria che produce, in primo grado, esiti imprevisti.
L’acquirente della casa in asta, che è lo stesso che aveva stipulato il preliminare non rilevato dal notaio Cannizzo, cita la venditrice per il rimborso del maggior costo sopportato e, beffa, cita anche il Calogero che incautamente aveva acquistato.
Il Calogero chiama in causa il notaio Cannizzo.
Il giudice di Acireale, in primo grado, condanna la parte venditrice a rimborsare sia l’acquirente definitivo che Calogero, ma, con una decisione arzigogolata, libera il notaio dalla responsabilità.
L’esito finale è che la venditrice nel frattempo è deceduta e gli eredi non risulterebbero in grado di risarcire il danno.
Ciò che è singolare è la motivazione con cui viene liberato il notaio.
Dice il giudice, sintetizziamo: “vero che il notaio non ha rilevato la trascrizione del preliminare che vncolava l’immobile, ma la casa è andata all’asta non per questo, ma per i pignoramenti di cui il notaio aveva dato conto nell’atto di compravendita e quindi gli acquirenti erano a conoscenza.”
Ma a noi pare, sommessamente, che qui ci sia una esagerata sottovalutazione da parte del giudice dei fatti e del ruolo del notaio (v. cassazione sopra citata) che induce chiaramente in errore gli acquirenti trascrivendo nell’atto non che vi fossero i pignoramenti, ma che i relativi debiti fossero estinti, con ciò inducendo nell’errore finale gli acquirenti; infatti, il notaio non si è limitato a scrivere che vi erano dei pignoramenti, informandone così gli acquirenti, ma ha scritto testualmente che i relativi debiti erano estinti!
Ma questo sarà oggetto dei motivi di appello che i Calogero, difesi dall’avvocato Ivan Chiaramonte, hanno proposto avverso la sentenza e la cui prima udienza si svolgerà proprio il prossimo lunedì.
Certo, ci troviamo di fronte un altra famiglia distrutta, un padre che si era indebitato per aiutare il proprio figlio e che si ritrova a dover subire questa ingiusta via crucis.
Quando abbiamo ricevuto in redazione il notaio Cannizzo, nel corso del suo intervento, ammettendo l’errore del suo studio nel caso Calabrese, aveva affermato: “Errare Humanum est.”
D’accordo, egregio notaio, ma perseverare? Non è un pò troppo?
Una dedica particolare oggi la vogliamo fare all’ordine dei Notai che oltre a tutelare la categoria dovrebbe vigilare sui professionisti, garantendone l’utenza e, solo così, lo stesso prestigio dei suoi aderenti.
Riteniamo di dover prendere atto, anche considerando le numerose altre segnalazioni che stiamo vagliando, che il Consiglio Notarile, con la propria inerzia, abbia deciso di condividere le responsabilità dei suoi iscritti che ”perseverano negli errori”, rendendo del tutto ragionevole l’iniziativa di alcuni che ci hanno annunciato la volontà di procedere, assistiti da associazioni di consumatori, ad una sorta di class action per ottenere il riconoscimento dei danni.
SUD continuerà a seguirne gli sviluppi, certi come siamo della pubblica rilevanza di vicende che non possono considerarsi “incidenti personali”, ma coinvolgono ruoli ed istituzioni che hanno enormi ricadute sociali e la cui correttezza dell’operato va presidiata con la massima attenzione.