“Così voleva truccare la gara” Cirignotta,l’atto d’accusa

LE CARTE DELL’INCHIESTA

Lunedì 10 Febbraio 2014 – 15:32 di 
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Magistrati e carabinieri ripercorrono la storia dell’appalto da 42 milioni per l’acquisto dei pannoloni. Ecco cosa c’è dietro la presunta turbativa d’asta contestata all’ex commissario dell’Azienda sanitaria di Palermo.

PALERMO – Il 31 gennaio 2013 l’avvocato Fabio Damiani, presidente della commissione per la gara d’appalto dei pannoloni, chiede un incontro urgente al governatore Rosario Crocetta e l’assessore alla Salute, Lucia Borsellino.

Damiani è scosso. Racconta delle pressioni subite il giorno prima da Salvatore Cirignotta. La sera, poi, lo hanno addirittura aggredito. Qualcuno armato di coltello ha atteso che uscisse dall’ufficio per strappargli la borsa che conteneva i documenti della gara incriminata. Dentro c’era pure l’iPhone con cui dice di avere registrato le parole di Cirignotta. Crocetta e la Borsellino corrono in Procura assieme ad Antonio Candela, allora direttore amministrativo e oggi commissario dell’Asp 6, il primo a raccogliere lo sfogo e le paure di Damiani.

E parte l’inchiesta che oggi ha portato all’emissione di due ordinanze di custodia cautelare firmate dal giudice per le indagini preliminari Marina Petruzzella. Salvatore Cirignotta e Carlo Carollo sono finiti ai domiciliari. Le indagini dei carabinieri del Comando provinciale di Palermo, guidati dal colonnello Pierangelo Iannotti, e della sezione di polizia giudiziaria della Procura, sono coordinate dal procuratore Francesco Messineo, dall’aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Gaetano Paci e Daniela Varone.

Carollo è il procuratore della Fater per gli affari in Sicilia e Campania. La Fater è l’azienda che, secondo il piano di Cirignotta, avrebbe dovuto vincere la gara per la fornitura di pannoloni per 42 milioni di euro. Damiani lo dice chiaramente: Cirignotta avrebbe preteso che la Commissione per la gara rivedesse le valutazioni con cui la Fater era arrivata seconda. Come? Attribuendo all’impresa requisiti tecnici che non possedeva. Damiani aggiunge che si trattava solo delle ultime pressioni ricevute. Non solo da lui, ma pure da Giuseppe Quattrocchi. Anche quest’ultimo, nominato da Cirignotta direttore del Dipartimento strutturale di medicina riabilitativa, punta il dito contro il magistrato e manager di cui era per altro amico. Si erano conosciuti quando Cirignotta era al Dap, a Roma, e lui era medico penitenziario. E Cirignotta lo aveva voluto a Palermo per dirigere Villa delle Ginestre. Dalle dichiarazioni di Damiani e Cirignotta viene fuori lo spaccato di una gara in cui il magistrato e manager, per usare le parole del giudice, avrebbe mostrato grande “spregiudicatezza”.

Nell’atto di accusa viene ripercorsa la storia dell’appalto. Cirignotta innanzitutto nomina nel 2012 la commissione aggiudicataria. Ne fanno parte il provveditore dell’Asp, Fabio Damiani, e Giuseppe Quattrocchi. Quindi Cirignotta, secondo l’accusa, induce Damiani a valutare le offerte presentate dalle imprese in pieno agosto, “contrariamente – si legge nelle carte dell’inchiesta – ad una prassi consolidata in base alla quale le attività venivano sospese nel mese di agosto a causa delle ferie del personale ma anche per venire incontro alle esigenze organizzative delle ditte che durante quel periodo sospendono l’attività”. Nel novembre successivo Cirignotta mostra a Quattrocchi “un documento riproducente una simulazione di verbali di gara contenenti i nominativi della Commissione, in carta non intestata, in cui una società partecipante, la Fater spa, risultava vincente, aggiungendo che avrebbe potuto consegnargli anche una pen drive con il file in formato digitale in modo tale che potesse utilizzarlo”.

Il primo riscontro arriva dalle dichiarazioni di Quattrocchi che conferma di avere ricevuto il pen drive. Dentro c’erano sono due file, “in cui erano contenute due bozze di provvedimento definitivo della valutazione tecnica, nei quali la prima classificata risultava la Fater, con i punteggi, rispettivamente, di 70 e 71 e decimali”. Punteggi, che secondo i carabinieri, non corrispondevano alle caratteristiche tecniche della Fater.

Il 29 gennaio 2013, l’ex manager convoca Damiani e Cirignotta ai quali avrebbe chiesto di “adeguarsi al canovaccio che aveva trasmesso con il pen drive”. L’indicazione è precisa: tra la Fater e la seconda classificata deve esserci una differenza di 10-12 punti”. Alcuni giorni dopo, i carabinieri ottengono uno dei riscontri principali dell’inchiesta. Durante una perquisizione nell’ufficio di Cirignotta, dentro una cassaforte trovano una copia dei file salvati nel pen drive. Non è tutto: degli stessi documenti c’è traccia nel computer di Carollo. Il 29 gennaio 2013, dunque Cirignotta convoca nel suo ufficio Damiani al quale chiede notizie sull’esito della valutazione tecnica: “…Mi dica quale ditta è arrivata prima…”. E per spingere la Fater, racconta Damiani, Cirignotta avrebbe tirato fuori il sospetto che la ditta scelta dalla commissione avesse collusioni con la mafia. Ed è allora che avrebbe fatto pressioni su Damiani promettendo di agevolarlo negli avanzamenti di carriera se avesse accettato di fare vincere la Fater. E c’era un solo per modo per riuscirci: strappare i verbali già fatti dalla Commissione e scriverne dei nuovi.

Il 31 gennaio Cirignotta chiama di nuovo Quattrocchi e Damiani nel suo ufficio. Vuole notizie della Commissione. Capisce che a quel punto non può più intervenire. Allora chiede a Damiani di prendere tempo, fino al lunedì successivo: “Almeno posso avere, così, il tempo di chiarire la mia posizione” e li avrebbe minacciati: “Adesso da voi due voglio sapere la verità”. Ed ancora: “Adesso dovete trovare una soluzione a questo problema altrimenti ci saranno conseguenze per voi”. La conversazione viene registrata da Damiani che la fa ascoltare prima all’assessore Borsellino e al direttore amministrativo Candela, e poi ai magistrati. Il 31 gennaio stesso Cirignotta fa notificare un ordine di servizio a Damiani: da quel momento affida pieni poteri all’ingegnere Franco Giosuè per sovrintendere a tutti gli acquisti per il presidio ospedaliero Villa delle Ginestre. Secondo l’accusa, si tratta di una ritorsione di Cirignotta che in quell’occasione avrebbe scavalcato le firme del direttore amministrativo e sanitario. La denuncia contro di lui, però, è ormai partita. Oggi Cirignotta e Carollo sono finiti ai domiciliari.

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Ultima modifica: 11 Febbraio ore 07:32
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