Caso Lupi, il Nuovo centrodestra vicino all’implosione

Troppe correnti. Nessuna guida. E tanti guai giudiziari: l’ultimo della lista è Lupi. Alfano sull’orlo di una crisi di partito. Stretto fra Cl, siciliani ed ex Forza Italia.

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17 Marzo 2015

Maurizio Lupi e Angelino Alfano.

(© Imagoeconomica) Maurizio Lupi e Angelino Alfano.

Per salvare Ercole Incalza e la sua struttura di missione sulle Grandi opere, il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, era pronto anche a far saltare il governo.
Lo rivelano gli atti dell’inchiesta della procura di Firenze che ha portato all’arresto del super burocrate dei Lavori pubblici e di altri tre manager, oltre all’iscrizione di 51 persone nel registro degli indagati.
SERVONO CHIARIMENTI. L’ex assessore del Comune di Milano non è tra questi, ma restano tutte da chiarire le motivazioni per cui alcuni degli imprenditori finiti in manette abbiano fatto generosi regali a lui e al suo secondogenito Luca.
Lupi dovrà però chiarire anche a livello politico, con i suoi compagni di partito, quali sarebbero stati i motivi di far saltare un esecutivo se la struttura del suo ministero fosse passata sotto il controllo diretto di Palazzo Chigi.
BATTAGLIERO AL TELEFONO. Il titolare delle Infrastrutture è stato intercettato il 16 dicembre 2014 mentre parlava proprio con Incalza.
I toni della conversazione sembrano battaglieri. Eppure solo 13 mesi prima aveva mollato il suo leader Silvio Berlusconi e Forza Italia per senso di responsabilità verso il Paese.
Ma un anno dopo tutto poteva andarsi a far benedire pur di non farsi sfilare l’organismo che si occupa, tra l’altro, di Expo e Mose.
RESA DEI CONTI INTESTINA. Sul punto specifico sono soprattutto i colleghi del Nuovo centrodestra ad aspettare una risposta.
Perché la lotta interna al gruppo di Angelino Alfano si è fatta sempre più aspra, al limite della deflagrazione.
E se per ora la componente (forte) di Comunione e liberazione ha retto colpo su colpo gli attacchi degli oppositori interni, questa nuova ondata di intercettazioni rischia di aprire una frattura che in pochi immaginano possa essere sanata con semplici chiarimenti del caso.

Tante anime nel partito, nessuna guida: le carte le fa il Pd di Renzi

Quagliariello, Boschi, De Girolamo e Cicchitto.

Quagliariello, Boschi, De Girolamo e Cicchitto.

Secondo quanto ricostruito daLettera43.it, oggi nel Ncd convivono sotto lo stesso tetto diverse anime, separate e con mire diametralmente opposte: i già citati ciellini, con Lupi in testa e Roberto Formigoni a seguire (tra i due comunque non ci sarebbe grande feeling), i siciliani di rito alfaniano, i siciliani di rito schifaniano, i berlusconiani alla Nunzia De Girolamo, i fedelissimi dell’ex sottosegretario Antonio Gentile, i “neo renziani” tipo Beatrice Lorenzin, i socialisti ex forzisti come Fabrizio Cicchitto e Maurizio Sacconi e gli indipendenti che ancora non hanno trovato una collocazione specifica.
Ognuna di queste aree pretende in teoria di avere il dominio assoluto del partito, mentre nella pratica di tutti i giorni sono quasi sempre Matteo Renzi e il Pd a dare le carte e il Nuovo centrodestra ad adeguarsi.
SCONFITTI SU MATTARELLA. L’esempio più lampante di questa condizione èl’elezione del nuovo capo dello Stato, Sergio Mattarella.
Allora fu proprio Lupi il primo a saltare dalla sedia, tuonando: «Renzi da segretario del Partito democratico ha fatto una scelta su un nome autorevole che ha compattato il Pd. Però non può chiedere a noi e a tutta l’area dei popolari di seguire questa scelta sbagliata che ha portato a indicare Mattarella. Per cui noi voteremo scheda bianca».
SACCONI E SALTAMARTINI VIA. Alla fine le cose andarono per il verso giusto al premier, e il ministro, per protesta, decise di non accomodarsi ai banchi del governo nel giorno del suo insediamento davanti alle Camere riunite, mentre Sacconi si dimise da capogruppo in Senato e Barbara Saltamartini abbandonò il gruppo.

Da Formigoni ad Aiello, un lungo elenco di guai giudiziari

Roberto Formigoni, ex governatore della Lombardia.

(© ImagoEconomica) Roberto Formigoni, ex governatore della Lombardia.

Furono i primi seri scricchiolii, sintomo di una debolezza strutturale del Nuovo centrodestra.
Oltre ai guai politici, il partito di Alfano deve fare i conti anche con quelli giudiziari.
La lista degli indagati, infatti, è lunga.
A partire proprio da Lupi, finito sotto inchiesta per abuso d’ufficio da parte della procura di Cagliari in seguito alla nomina di Piergiorgio Massidda a commissario straordinario dell’Autorità portuale del capoluogo sardo.
DE GIROLAMO NELLA ‘LISTA’. Il ministro, comunque, è in buona compagnia di altri nomi eccellenti, come quello di Roberto Formigoni, indagato per corruzione a Milano, del sottosegretario Giuseppe Castiglione per abuso d’ufficio e turbativa d’asta a Catania, della capogruppo alla Camera, Nunzia De Girolamo, per truffa, abuso d’ufficio e turbativa d’asta a Benevento, del senatore Piero Aiello per voto di scambio aggravato dalle modalità mafiose a Catanzaro, del vice presidente della commissione Politiche dell’Unione europea della Camera, Paolo Tancredi, per la cosiddetta “rifiutopoli” di Pescara, del presidente della commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini, per truffa ai danni dello Stato e associazione per delinquere a Trani.
LA FIGURACCIA DI GENTILE. E, dulcis in fundo, di Antonio Gentile coinvolto nella inquietante vicenda del giornale l’Ora della Calabria, per la quale fucostretto a rinunciare al sottosegretariato ai Trasporti in sole 48 ore dalla nomina.
LUPI SOGNA MILANO 2016. Insomma, di nodi da sciogliere nel Ncd ce ne sono davvero tanti (specialmente adesso che dalla fusione con l’Udc di Pier Ferdinando Casini è nata la nuova Area popolare), e Lupi è sicuramente uno dei più urgenti.
A Milano, infatti, si vota nella primavera del 2016 e se davvero il ministro appassionato di Adriano Celentano vuole candidarsi alla guida di Palazzo Marino, dovrà cercare di serrare le fila innanzitutto del suo partito per avere reali chance di battere il sindaco uscente, Giuliano Pisapia, e soprattutto il duo Berlusconi-Salvini.

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